Giro d’Italia, nell’ottava tappa, capolavoro del colombiano Egan Bernal, fenomeno cresciuto in Italia. Con un finale sullo sterrato, sontuoso, prepotente,rabbioso. In una parola: da cineteca.
Il ragazzo di Bogotà, nato nello stesso giorno di Pantani, ha vinto di forza la tappa di Campo Felice e indossto la maglia rosa. Lasciandosi alle spalle tutti i più forti. Al traguardo anche lacrime che hanno ricordato le sue sofferenze di uomo e atleta.
Un talento immenso forgiato prima in Sicilia e poi in Piemonte. Ha vissuto due anni nel Canavese. A 22 anni e sei mesi ha vinto il Tour, terzo più giovane di sempre.
Ma quello che ha fatto vedere a Campo Felice è stato semplicemente favoloso. Con la linea d’arrivo a 1.655 metri posta alla fine di uno sterrato con pendenze a doppia cifra.
Quasi irreale. “Esagerato“ hanno strillato i commentatori televisivi . Egan ha raggiunto il battistrada francese Boucrard bruciando il suo vantaggio di un paio di minuti. Anche con l’aiuto fondamentale di uno strepitoso Gianni Moscon.
Come un falco si è lanciato sull’alfiere del team Ag2R ( che già pregustava la vittoria ), ai 400 metri lo ha affiancato e superato planando sul traguardo in solitaria, le braccia al cielo, le lacrime di commozione.
Le sue prime parole: ”Indossare questa maglia rosa è un sogno ma ne valeva la pena. Anche se dovessi tenerla per un giorno soltanto sono felice”. A pochi passi da lui, accosciato davanti ad una transenna, Bouchard piange a dirotto . È inconsolabile.
Aveva infilato la fuga giusta. Si sentiva ispiratissimo. Aveva vinto due GPM e staccato Carr, Molllema, Storer, Bouwman. Chi poteva acciuffarlo? Moscon suona la carica al gruppo che ha una accelerazione fantastica. E fa partire Bernal che fa il vuoto.
Alle sue spallle Ciccone, Vlasov, Martin. Attila perde la maglia rosa e scende al quinto posto. Dopo Bernal si piazzano in classifica generale Evenepoel, Vlasov, Ciccone . Tim Merlier è maglia ciclamino, Bouchard è maglia azzurra. Il Giro è pronto per la sua seconda settimana.
Giro, Corsa Rosa sempre più internazionale
Corridori di cinque continenti. E sorprese dall’Ungheria, Norvegia, Russia, Stati Uniti. Con una certezza australiana: Cabel Ewan ( ritiratosi venerdì dopo un’ora di corsa e due vittorie di tappa ).
La rivelazione più sorprendente è arrivata dall’Ungheria con Attila Valter, maglia rosa dalla sesta tappa ( Ascoli ). Mai un ungherese era arrivato così in alto.
A ruota mettiamo Tobias Foss, 23 anni, norvegese di Lillehammer, pilastro della Jumbo Visma, terzo nella cronometro di Torino alle spalle di Ganna e Affini.
Segue l’americano Joe Dombrowki, nato nel Delaware ( East Coast ), scalatore del Team Emirates, vincitore della quarta tappa – Modena-Cattolica, un volo di 177 km – davanti a De Marchi ( finito in rosa ) e Fiorelli.
Naturalmente va citato il russo dell’Astana, il 25enne Aleksandr Vlasov, quarto a Termoli, in classifica generale, ad una decina di secondi dai fenomeni Evenepoel e Bernal.
La certezza è ( era ) l’australiano Cabel Ewan, il lampo di Sydney, 26 anni, vincitore di due tappe ( Cattolica e 🥄Termoli ). Dimostrando di essere il velocista più abile. Si è ritirato dopo sette tappe, a sorpresa.È già proiettato sul Tour.
Decima tappa. Lunedì 17 maggio. Da L’Aquila a Foligno. Sono 139 km con una sola, modesta salitella. Di appena 655 metri. A 36 chilometri dall’arrivo.
Tappa per velocisti. Non si prevede alcuna selezione. L’arrivo di Campo Felice ha lasciato un segno. Non facile da smaltire. Il primo traguardo volante è a Santa Rufina dopo 47 chilometri. Dopo 56 km c’è il valico della Somma.
Siamo già in Umbria, nel comprensorio di Spoleto, provincia di Perugia. Quindi picchiata su Foligno. Finale piatto con diversi attraversamenti di piccoli centri. Con la solita sequela di rotonde e spartitraffico.