Genoa. Preziosi e i calciatori, gli allenatori e i… milioni

di Franco Manzitti
Pubblicato il 6 Giugno 2011 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA

Dodici, tredici milioni di euro sono in arrivo per l’affare Criscito, uno dei gioiellini rossoblù, mediano di spinta che l’Inter sta per acquistare, nazionale di Prandelli, napoletanino dall’aria gentile. Sul piatto di vendita c’è anche Rodrigo Palacio, il talento argentino dal lunghissimo codino che i genoani amano alla follia e sul quale il joker, manco a dirlo, ha incominciato i suoi giochi: ora non lo vendo, ma poi si vedrà e poi dipende dall’offerta e poi dal resto….tenendo sulla graticola un pubblico che sbava per le serpentine incontrollabili di questo attaccante che da vero sudamericano incomincia le partite come un bandolero stanco, largo sulla fascia, poi quando parte non lo fermano se non a randellate.

La sede del Genoa, una vecchia villa settecentesca sopra Pegli di fronte al mare che non è più mare perchè in mezzo ci hanno messo un porto petroli, potrebbe fare invidia all’icona del Grand Hotel: nessuno riesce più a stare dietro all’andarivieni che da quando Preziosi, nel lontano 2003, ha acquistato il Genoa fa vorticare la porta girevole dell’ingresso rossoblù.

Oggi Preziosi, l’uomo di Avellino, dalla trascinante carriera imprenditoriale e calcistica, muove appunto settanta pedine con una tattica che punta molto sui giovani che va a cercare sopratutto in Sudamerica e in tenera età, alla caccia del nuovo Messi. Lavezzi, El Pocho del Napoli lo pescò lui, che lo aveva piazzato nel Genoa promossa in A dopo dieci anni e sprofondato in C per il penultimo scandalo, quello della valigetta.

Lavezzi fu, ovviamente, dirottato sotto il Vesuvio così come Diego Milito in Spagna, altra scoperta di Preziosi, che lo ha portato a Genova due volte, dall’Argentina prima e poi dal Real Saragozza che lo stava trascinando in B. Ora tocca a un ragazzino di quindici anni e mezzo, nome d’arte Checa, dicono il più grande genio del calcio latino americano, un piccolo Messi appunto che gli osservatori del Genoa stanno coltivando come una pianta pregiata in una serra. Arriverà sotto la Lanterna tra un anno.

Intanto piomba subito dall’Università Cattolica argentina, Pratto, detto El Cammello, un bisonte di centroavanti di 25 anni che non si sa se resterà, come l’uruguayano Ribas, capocannoniere della serie B francese, uruguayano di nascita.

Preziosi ha una specie di sindrome del centroavanti-attaccante: continua a comprarli e a venderli in una sarabanda inarrestabile: due anni fa vendette Milito all’Inter e lo sostitui con Floccari (dirottato alla Lazio), Crespo (dirottato al Parma), Acquafresca (dirottato al Cagliari), Sculli, che poi spedì alla Lazio. L’anno scorso è stata la volta di Luca Toni, il gigante arrivato dalla Germania e subito soprannominato dai tifosi “gatto di marmo” per la sua scarsa mobilità e a metà campionato ceduto con un colpaccio all Juventus e quindi partecipe dell’ultimo naufragio bianconero. Beffa classica: uno degli unici gol lo fece proprio al Genoa nella solita nemesi.

Ma con i centroavanti-punte, Preziosi mica si ferma qua. Dopo gli infortuni e le delusioni dell’inizio dell’anno scorso, fu acquistato un altro napoletano brillante, Floro Flores, che incendiò con i suoi gol la Lanterna e che ora l’Udinese proprietaria del cartellino vorrebbe farsi pagare otto milioni di euro. Troppi. Così si tratta e non si sa come finirà, quasi che il Genoa non avesse attaccanti.