Prova tv non è uguale per tutti: Juve, Inter e Napoli autoproducono proprie gare

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Aprile 2014 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Prova tv non è uguale per tutti: Juve, Inter e Napoli autoproducono proprie gare

Il contatto tra Destro e Astori

ROMA – Quante telecamere riprendono ciascuna gara di serie A? E come avvengono queste riprese? C’è la possibilità che ci sia disparità di trattamento a seconda delle squadre coinvolte?

Non si tratta di interrogativi inediti, ma il caso-Destro li ha inevitabilmente riportati alla ribalta. Ebbene, secondo il Regolamento delle Produzioni Audiovisive, aggiornato all’inizio di ogni stagione, esistono tre differenti standard: A con 14 telecamere, B con 12 e C con 10. Tocca alla Lega e non ai club “etichettare” ciascun incontro e la scelta è, ovviamente, strettamente legata all’importanza dell’incontro.

In questo modo, scrive il Corriere dello Sport, la Lega si fa da garante dei contenuti. I nostri stadi, oltre a non essere tutti uguali, non sono nemmeno moderni, ecco perché esistono alcune limitazioni. Parma e Cagliari, ad esempio, non hanno lo spazio per 14 telecamere; stesso discorso per Udine, ma solo perché l’impianto è in fase di ristrutturazione; Firenze, infine, grazie agli ultimi lavori, da questa stagione è adeguato anche allo standard massimo.

Di base, l’assegnazione della categoria alla partita, esiste già uno schema preordinato, anche perché bisogna fare i conti con il budget, tenuto conto che, più lo standard è alto, più i costi aumentano. Ragion per cui, è previsto un solo match di standard A per ogni turno di campionato (fino a qualche anno fa erano due) ed è, solitamente, il posticipo della domenica sera. Sono due, tra cui l’anticipo del sabato sera, quelli di standard B. I restanti, in genere 7, sono quelli con la copertura più bassa. Sky e Mediaset, però, possono aggiungere alcune telecamere in più, con immagini che rimarranno in esclusiva. Essendo titolare del pacchetto 1, Sky ha massima libertà nel numero; Mediaset, invece, non può andare oltre le due camere.

Stabilito come avviene la copertura, il passo successivo è la produzione dell’evento. La Legge Melandri-Gentiloni del 2008 consente a ciascuna società di autoprodursi, per poi passare comunque dalla Lega per la distribuzione del segnale. Ebbene, 17 club hanno scelto di affidarsi a via Rosellini, che a sua volta si appoggia a Infront, vale a dire l’advisor per i diritti tv.

Juventus, Napoli e Inter, invece, hanno scelto di gestirsi da soli. Di fatto, il loro è un rischio d’impresa: la produzione di una partita costa alcune decine di migliaia di euro, ma così si può guadagnare su tutti i servizi supplementari, che altrimenti finirebbero a Infront. Già, ma il dubbio è che, con questa scelta, Juve, Napoli e Inter riescano in qualche modo a “filtrare” le immagini a proprio vantaggio. C’è un meccanismo, però, per scongiurare questa eventualità.

I service a cui si appoggiano i 3 club, infatti, sono gli stessi che, in base al territorio (spedirne uno da Milano comporterebbe un aumento dei costi), vengono utilizzati e contrattualizzati dalla Lega. Con potenzialità adeguate, in Italia, ne esistono 10-12 e sono gli stessi che, ad esempio, vengono ingaggiati per un match del “6 Nazioni” di rugby.

Peraltro, a stabilire le immagini che effettivamente vengono trasmesse e quindi viste dal telespettatore è sempre il regista, che fa parte di un team completato da un aiuto e da un assistente. Ebbene, le squadre vengono spedite sui campi dall’“host” di turno, che può essere Sky, Mediaset oppure la Lega stessa. La scelta finale è competenza di quest’ultima e la distribuzione canonica prevede, per ogni turno di campionato, 6 gare con Sky come host, 3 con Mediaset e una sola con via Rosellini.