Carlo Conti: “Il mio babbo morì quando avevo 18 mesi. Solo col mio amico Pieraccioni capii che significava”

Pubblicato il 15 Gennaio 2018 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
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Carlo Conti: “Il mio babbo morì quando avevo 18 mesi. Solo col mio amico Pieraccioni capii che significava” (Foto Ansa)

ROMA – Carlo Conti si racconta: “Il mio babbo morì quando avevo 18 mesi. Mia madre mi fece da padre. Ma con Leonardo Pieraccioni, il mio migliore amico, capii che cosa significava non avere un padre”.

Il noto conduttore toscano si è aperto in un’intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera in cui ha raccontato anche i dettagli della sua prima infanzia:

“Mia madre non aveva una lira: aveva speso tutto in cure sperimentali, inutili. Avrebbe potuto gettarsi dalla finestra con me in braccio. Invece tornata a casa dal funerale trovò nella cassetta della posta 500 lire. Si convinse che le avesse messe santa Rita. Trovò nella fede la forza di continuare”.

Quella fede l’ha ereditata anche lui: una fede che comprende anche quella nell’aldilà, “un posto in cui chi si è comportato bene può aiutare le persone rimaste sulla terra”, dice Conti, che sostiene di essere stato “aiutato dal mio babbo e ora anche da mamma, che mi ha lasciato dopo quarant’anni di vita insieme. Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza di loro”.

Di non avere un padre se ne accorse in verità solo a 22 anni:

“Stavo giocando a tennis con il mio migliore amico: Leonardo Pieraccioni. Arrivò il suo babbo, si mise dietro di lui e cominciò a incoraggiarlo: batti meglio, forza il dritto. Venni a rete a raccogliere una pallina, mi voltai indietro, e compresi che io una figura così non l’avevo»”.

Senza mai dare giudizi negativi su nessuno, Conti ha poi parlato della difficoltà di condurre il Festival di Sanremo, del suo apprezzamento per Gabbani e il Volo, ma anche di politica. Di Matteo Renzi (“È stato un grande sindaco di Firenze. Poi ha avuto troppi nemici interni”), di Silvio Berlusconi (“Grandissimo imprenditore. L’ho incontrato una sola volta, da Vespa: lui usciva e io entravo. Mi chiese perché non ero mai andato a Mediaset. Da lì nacque la voce falsa del mio trasferimento”), di Beppe Grillo (“un grande comunicatore. Ha intuito un malcontento e gli ha dato voce, riportando la gente al centro della cosa pubblica”), ma non rivela chi voterà:

“Ho spesso cambiato il mio voto. Preferisco non attribuirmi un colore. Sono un giullare tv: tutti devono guardarmi nello stesso modo, vedersi riflessi nella mia normalità”.