Paolo Brosio: “Con il Covid il problema sono i vaccinati, non i no vax negativi al tampone”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2021 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Brosio: "Con il Covid il problema sono i vaccinati, non i no vax negativi al tampone"

Paolo Brosio: “Con il Covid il problema sono i vaccinati, non i no vax negativi al tampone”

“Il vero problema con il Covid sono i vaccinati, non chi non è vaccinato ed è negativo al tampone”: a dirlo è il giornalista e conduttore Paolo Brosio, e le sue parole dividono. 

Paolo Brosio: “Il vero problema con il Covid sono i vaccinati, non i no vax con tampone negativo”

In un intervento all’agenzia AdnKronos, Brosio ha spiegato il proprio punto di vista sull’efficacia del vaccino contro le forme gravi di Covid e sull’efficacia dei test molecolari: “I secondi sono senz’altro più attendibili dei primi perché danno una fotografia in tempo reale di chi ti trovi di fronte”, ha detto Brosio.

“Se dovessi scegliere chi frequentare, opterei per chi mi mostrasse un tampone negativo piuttosto che un certificato vaccinale di sei mesi fa. Dunque, è un controsenso pensare a un lockdown per chi non è vaccinato oppure per chi ha già contratto il virus e non ha fatto successivamente una prima dose”, ha aggiunto il conduttore. 

Brosio: “Il vaccino è un colabordo, il miglior scudo contro il Covid è il tampone”

Il conduttore ha poi criticato i vaccini: “Il vaccino è un colabrodo e il super green pass probabilmente dovrebbe durare al massimo sei mesi. Inoltre, non mettiamo sullo stesso piano i non vaccinati e i guariti, perché i secondi, non trasmettendo il virus, sono una risorsa. E i virologi non dovrebbero dimenticare così spesso di dire che esiste una immunità mnemonica cellulare. Il lockdown per i non vaccinati è inutilmente discriminatorio, se è vero che nelle terapie intensive finiscono anche i vaccinati. La vera sicurezza, il migliore scudo contro il Covid è il tampone, non il siero, tanto è vero che adesso diverrà obbligatorio anche nei cinema e nei teatri anche per i vaccinati. E poi, come ho sempre detto, bisognerebbe tornare al medico di famiglia che va in casa dei malati e che li cura nel loro domicilio. Toglierebbe l’intasamento dagli ospedali”.