Rai, sipario sui talk show: il bavaglio anti “pollaio” non convince

Pubblicato il 2 Marzo 2010 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA

Michele Santoro e Bruno Vespa

“Annozero”, “Ballarò” e “Porta a Porta” spenti dalla Rai per “silenzio politico”. I conduttori insorgono, la stampa si lamenta, gli spettatori subiscono le conseguenze del diktat aziendale. Michele Santoro denuncia l’oppressione e l’informazione negata, Giovanni Floris vuole andare in onda a tutti i costi, Bruno Vespa preferisce il “pollaio” e punta il dito contro «l’Attila della par condicio Santoro».

Da viale Mazzini non arriva nessun segno di pentimento e in vista del voto alle Regionali del 28 e 29 marzo i programmi verranno praticamente azzerati, sostituiti da tribune elettorali. «Che divertimento!», tuona Aldo Grasso dalle colonne del “Corriere della Sera” che sottolinea: «Uno dei limiti della par condicio è l’idea che gli spettatori siano facilmente manipolabili, che non abbiano la capacità di farsi un’opinione autonoma. Quindi meglio un bavaglio preventivo». La maggioranza del Cda Rai con un colpo di spugna ha fatto fuori tutti, dagli oppositori del governo Berlusconi ai simpatizzanti. Insomma se il problema era il salotto di Santoro ne hanno pagato le spese anche gli altri, Vespa compreso.

«Certo, alcuni hanno pensato pure: ma con Vespa come la mettiamo? Non possiamo mica tagliare tutti e lasciare in tv per questo mese solo il Bruno nazionale? E così zacchette: muoia Sansone con tutti i filistei», ironizza Paolo Festuccia su “La Stampa”.

Al di là del pericolo democrazia sbandierato da tanti, alla Rai lo “scherzetto” delle tribune al posto dei talk show costerà circa 3,5 milioni di euro in termini di perdite economiche.

Servirà a qualcosa la manovra anti approfondimenti tv? Che il problema sia l’irresponsabilità dei conduttori o la bulimia dei partiti il punto è tutelare il voto degli italiani dalla faziosità. Secondo Francesco Merlo di “Repubblica” il silenzio imposto «aumenta e degrada la faziosità a rancore e a irresponsabilità». Per lui quella «consapevole, quella che non scade in isteria e non diventa veleno, è un farmaco, una pozione, una ricchezza da conservare e da sapere maneggiare perché accende la critica».