L’emozione per la scomparsa di Mario Monicelli, che ha scelto di togliersi la vita a 95 anni, ha fatto irruzione ieri sera, 29 novembre, nel racconto dell’Italia di Vieni via con me, il programma evento della stagione che chiude i battenti su Raitre. ”Lo avremmo voluto qui, ma era malato”, ha detto Fabio Fazio, prima di citare i titoli più famosi del regista tra i buoni motivi per ‘restare’.
L’omaggio a Monicelli si inserisce così di diritto accanto a quelli a Walter Tobagi e Enzo Biagi, ma anche alla protesta degli studenti contro la riforma Gelmini, all’elenco ironico di Dario Fo dei consigli più che mai attuali del Principe di Machiavelli, ai monologhi di Roberto Saviano sulle responsabilità che si nascondono dietro le vittime del terremoto in Abruzzo e sul voto di scambio.
”La Casa dello Studente è il simbolo della condotta criminale che si è avuta per anni, quando si costruisce non rispettando le regole, si specula, solo per guadagnare o per avere consenso politico”, attacca Saviano, che racconta le ‘piccole’ storie dei giovani, Alessio, Davide, Michelone e tutti gli altri morti sotto le macerie. Quell’edificio ”era una boma a orologeria”, accusa l’autore di Gomorra, mentre lo studio sembra tremare al rumore sordo e poi prepotente della scossa.
Saviano ne ha anche per il voto di scambio, che spesso in Italia ”condiziona la democrazia”, e non perde l’occasione per replicare alle polemiche per la mancata partecipazione al programma del movimento pro-vita dopo le testimonianze di Mina Welby e Beppino Englaro: ”Come si può pensare che raccontare una storia d’amore, quella fra Piergiorgio e Mina Welby, fosse pro morte? E’ una storia d’amore che non va a negare chi ha deciso un’altra scelta, va solo a dire che si può scegliere”.
Dopo la protesta degli studenti sotto forma di elenco, mutuata dal format di Vieni via con me, tocca a Saviano citare l’opposizione alla riforma Gelmini, che ha portato i ragazzi in cima ai monumenti e ai tetti dei rettorati. ”Sui tetti si sogna. Si sogna un’università pubblica, libera e aperta”, dice una ricercatrice. E Domenico Starnone sottolinea che ”la scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti”, mentre ”la scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero”.
Dario Fo ‘attualizza’ il Principe di Machiavelli, con i consigli a mentire e ripetere la menzogna fino quasi a trasformarla in verità e a stare attenti alle fazioni che rischiano di trascinarti nella rovina. Milena Gabanelli, collezionista di citazioni in giudizio, elenca le cause che pendono sulla testa di Report: totale, 251 milioni, mentre ”da Berlusconi siamo in attesa di ricevere la notifica”.
E dopo che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha elencato la settimana scorsa i successi del governo contro la mafia, stasera è il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso a mettere in fila le cose di cui c’è bisogno nella lotta contro la criminalità organizzata: risorse, intercettazioni, carceri adeguate, rispetto per i magistrati e non l’annunciata riforma della giustizia, bensì una nuova legge che ”tenda a ridurre drasticamente il numero degli uffici giudiziari, a rendere più agile e veloce il processo penale, a rivedere il sistema delle impugnazioni, ad eliminare quelle garanzie soltanto formali, che consentono strategie dilatorie, funzionali a scarcerazioni o prescrizioni”.
”Grazie a coloro che ci hanno aiutato, ma anche a coloro che non ci hanno aiutato, rendendo ancora più bella questa trasmissione”, chiosa Fazio. ”Non mi sarei aspettato che tanti ci volessero così bene”, gli fa eco Saviano, che confessa un sogno: ”La Rai mi ha telefonato per dirmi: perché non fate un altro programma?”. ”Stai tranquillo che non ci ricapita”, assicura Fazio.
Oggi è il giorno del bilancio degli ascolti, ma intanto Fazio le somme le tira già in apertura di puntata, elencando le cose che ha imparato facendo la trasmissione: tra queste, che ”la Rai è ancora un pezzo importante di questo Paese, anche se spesso dimentica di esserlo”.
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