DALLAS – Bimbi che piangono e chiedono dov’è il papà. Bimbi in grosse gabbie che domandano perché la zia non li può venire a prendere. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Sono i figli degli immigrati clandestini sudamericani separati dai proprio genitori dall’amministrazione di Donald Trump.
Un caso scoppiato alcuni giorni fa, che ha raggiunto risonanza internazionale soprattutto grazie alla diffusione di alcune foto e video girati dai pochi giornalisti che hanno avuto accesso a quei campi di prigionia improvvisati in Texas.
Foto di bimbi che piangono e assistono impauriti al fermo e alla perquisizione dei loro genitori da parte di agenti di frontiera armati. I reporter che hanno ottenuto accesso alle strutture di detenzione scrivono di gabbie create con recinzioni metalliche ciascuna con 20 bambini all’interno. Una teenager ha riferito di aver dovuto cambiare i pannolini ad un piccolino perché sua zia stava in un altro luogo della stessa struttura e che ha mostrato ad altri ragazzi come fare in caso di necessità.
“Ho visto gabbie piene di bambini. Non è nient’altro che una prigione”, ha commentato Peter Welch, deputato del Vermont, uno dei membri del Congresso che ha potuto visitare la struttura di Brownsville, al confine con il Messico. “La struttura accoglie 1.500 ragazzi, è piena. E’ una vergogna”, scrive Welch su Twitter, contestando in maniera diretta le affermazioni del segretario alla Sicurezza Interna, Kirstjen Nielsen. “Non adottiamo una policy per separare le famiglie al confine. Punto. La narrazione ingannevole – sostiene Nielsen – è irresponsabile e non produttiva”.
Immagini simili sono state descritte dai giornalisti del Guardian che hanno avuto accesso alla struttura con il permesso (e la supervisione) dell’US Border Patrol, che non ha concesso loro di scattare foto o parlare con i migranti.
“Questi ragazzi sono traumatizzati – dice il senatore Merkley -. Non ha nessuna importanza se il pavimento venga spazzato e le lenzuola piegate. Sono stati separati dai genitori e sono traumatizzati”.