Donne d’impresa. Alessandra Paglicci e la sfida dei gioielli sostenibili, gli strumenti: informatica e internet

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 7 Novembre 2021 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Donne d'impresa. Alessandra Paglicci e la sfida dei gioielli sostenibili, gli strumenti: informatica e internet

Donne d’impresa. Alessandra Paglicci e la sfida dei gioielli sostenibili, gli strumenti: informatica e internet

Donne d’impresa. Alessandra Paglicci, export manager di Gimet SpA, mezzo secolo d’impresa fondata dal padre Giancarlo e zio Mario è figlia d’arte.

Ama viaggiare e interfacciarsi con i popoli stranieri e altre culture. Legge volentieri di psicologia e sociologia. “L’Economia Circolare” è il segreto del successo della loro produzione.

Gioielli ma anche catene e accessori in argento e ottone per l’alta moda del mercato del lusso. Azienda leader del settore esporta il 90% della produzione.

Il Coronavirus non ha mai fermato Alessandra Paglicci. Che ha lavorato in smart working, per migliorare l’informatizzazione aziendale adottando nuovi programmi di marketing. Ha seguito personalmente sanificazione e riorganizzazione interna dell’azienda in conformità con le regole di sicurezza post Covid.

Il gioiello per lei è pura emozione. La vendita empatia e passione. È lei che ha da sempre promosso marketing e un nuovo stile e design nel gioiello. La sua sfida oggi nonostante i tempi e forse proprio per questo, riaffermare ancora e sempre di più il made in Italy.

Il successo del gruppo Gimet viene da lontano, comincia già con l’attività del nonno e del bisnonno imprenditori edili. Ed oggi è sincronia e sinergia fra esperienza dei soci fondatori e idee innovative dei figli.

Un nuovo modo di pensare e fare economia – dice Alessandra Paglicci-. Si utilizza tutto quello che è già in circolo, salvaguardando ambiente, risorse naturali, per un’economia circolare “autorigenerante”.

Solo così si riduce la produzione di rifiuti che diventa sviluppo sostenibile. Il Gruppo aretino è eccellente modello di un nuovo modo di immaginare la produzione con processi virtuosi e poco impattanti, equi, ad alto valore sociale e territoriale. Nel rispetto dell’ambiente, senza sfruttare risorse naturali.

Di tutto questo Alessandra Paglicci, delegata provinciale delle donne di AIDDA per Arezzo è vera ambasciatrice. Le chiediamo.

Quale il futuro di Gimet SpA post pandemia?

I nostri obiettivi sono: promuovere una ulteriore informatizzazione dell’azienda, presentazione di tutte le collezioni on line. E  conseguente sviluppo  e incremento delle vendite attraverso il catalogo on line.

Vogliamo riuscire a proporre prodotti sempre eco sostenibili  al fine di tutelare l’ambiente riducendo in tale maniera  lo sfruttamento dello stesso  (prodotti sostenibili). Necessitiamo perciò dell’assunzione di personale altamente formato.

Puntiamo su qualità sempre più perfetta e creatività in modo tale da valorizzare il made in Italy (prodotti altamente qualificati). Così riusciremo ad offrire al cliente un servizio sempre più rapido velocizzare ulteriormente i tempi di produzione. E quindi di consegna dei nostri prodotti.

Cercando di  privilegiare il mercato del lusso. Oggi le donne occupano ruoli importanti, ma il percorso della parità di genere è ancora lungo e difficile per tante. Come ha vissuto la sua esperienza di donna in azienda?

È vero: oggi le donne pur occupando ruoli importanti devono affrontare dure battaglie per affermare la parità di genere. Nonostante caratteristiche esclusivamente femminili che permettono loro di esercitare una leadership d’eccellenza senza prendere a prestito plus maschili.

Intuizione, sensibilità, capacità di dialogo, empatia, spirito di solidarietà. Devo ammettere che inserirsi in un contesto professionale e aziendale composto prettamente da uomini  è stata una esperienza molto dura. Ho dovuto affrontare un percorso faticoso.

Lavorare e crescere all’interno di un contesto aziendale maschile, però, mi ha permesso di rafforzare la mia personalità e autostima. Qualità che mi hanno permesso di promuovere la mia evoluzione personale e professionale.  

Tali conquiste mi hanno permesso di ottenere la stima degli uomini e il pieno riconoscimento all’interno dell’azienda. La presa di coscienza di detto riconoscimento è stato per me il successo più grande, oltre che fonte di gratificazione.  

Un consiglio per le giovani che vogliono diventare imprenditrici, senza avere però una tradizione di famiglia imprenditoriale alle spalle.

Alle giovani che vogliono intraprendere un percorso da imprenditrici consiglio molto coraggio, credere nelle proprie idee, avere determinazione, sviluppare idee nuove e vincenti, avere intuizione e lungimiranza.

Inoltre si dovrebbe sempre  osservare i mutamenti della domanda ed esigenze mondiali. Consiglio in primo luogo di avere grande apertura mentale e il coraggio di uscire dai confini del  micro mondo in cui si è nati e cresciuti.

In sintesi consiglio: flessibilità forte motivazione e grande curiosità.

Cosa pensa di un problema che si sta rivelando sempre più internazionale, quello della condizione delle donne in Afghanistan. E in particolare, come potremo essere solidali con le profughe afghane che sicuramente arriveranno in Italia?

A tutti i Paesi che praticano l’accoglienza delle profughe afghane e quindi anche all’Italia, propongo di impegnarsi particolarmente affinché non venga interrotto il processo  di emancipazione  della condizione femminile già avviato prima del golpe. 

Quindi consiglio accesso alle università, stage di formazione  all’interno delle nostre aziende,  corsi di formazione professionale, corsi accelerati di lingua italiana e conseguente possibilità di inserirsi all’interno del nostro contesto socio- culturale.