È nato il lavoro post-pandemia, più flessibilità e valori condivisi: vince il benessere personale

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 6 Marzo 2022 - 13:12 OLTRE 6 MESI FA
È nato il lavoro post-pandemia, più flessibilità e valori condivisi: vince il benessere personale

È nato il lavoro post-pandemia, più flessibilità e valori condivisi: vince il benessere personale

Lavoro? No, grazie.  Vince il benessere. Vince la qualità della vita.  Sta crescendo una rivoluzionaria mentalità. Ovunque.

Negli Stati Uniti già venti milioni di persone hanno lasciato per scelta l’impiego. In Italia le dimissioni volontarie sono aumentate di un terzo. Persino in Cina è nato un movimento, quello dei “tang ping” – gli sdraiati – che rifiuta fabbriche e uffici.

“Sono gli esiti sorprendenti della pandemia“, spiega in una sua analitica inchiesta  Piera Anna Franini, scrittrice di pamphlet e collaboratrice di Forbes. Cita il Bureau of Labor Statistics e il New York Times. Due fonti importanti che dicono la stesa cosa.

E cioè che “l’etica del lavoro è in crisi per via dei sussidi ricevuti per contrastare il Covid”. Di più : che proprio questi sussidi “alla lunga fiaccano la voglia di reagire e darsi da fare “.

CRESCONO GLI ANTI-LAVORO, GLI ADDII VOLONTARI

Cifre importanti. Segno di un cambiamento in corso oltremodo significativo. Quache numero: in Italia nei primi nove mesi del 2021 le dimissioni volontarie sono aumentate del 31,6% (fonte Prometeia, oltre 1.000 professionisti nel mondo). Cioè 1,3 milioni. In novembre il boom: 4,5 milioni di addii volontari.  Record. E boom di giorni di riposo, festività nazionali, vacanze. Come in Germania. Primi in Europa con 40 giorni, il doppio degli USA.

LA NOVITÀ DELLO SMART WORKING

Gli italiani che hanno lavorato da remoto, in tutto o in parte, sono stati nel 2021 qualcosa come 7,2 milioni. È il 31% della forza lavoro. E il 46%  dei lavoratori
 vorrebbe continuare in remoto almeno un giorno la settimana; il 24% vorrebbe allungare questa possibilità a tre o più giorni. Per carità, non diminuiscono le ore ma cresce la flessibilità. E cambia il rapporto con il proprio impiego. L’orario di un lavoratore italiano è sceso del 43% in poco più di un secolo. I cali maggiori si sono registrati nel Nord Europa.

PIÙ FLESSIBILITÀ E VALORI CONDIVISI

Il lavoro post-pandemia cerca soprattutto il benessere. Cerca l’equilibrio tra l’impiego e la vita privata. I lavoratori vogliono poter condividere i valori con la propria azienda. Valori come inclusione, uguaglianza, diversity, lotta al cambiamento climatico. Sono le priorità che guideranno il mercato del lavoro verso la normalità.  Il 49% delle persone sarebbe disposto a cambiare azienda a fronte di un maggiore benessere.

Lo certifica un report di Manopower Group – “The Great Realizazion” – che batte il chiodo specialmente sulla flessibilità. Il network mondiale americano (2.800 uffici in 84 Paesi; in Italia dal 1994), certifica un altro dato emblematico. Eccolo: il 51% dei lavoratori vorrebbe poter scegliere l’orario di inizio e di fine giornata. Oggi le aziende più attrattive sono quelle che “sanno coniugare flessibilità e attenzione alla crescita delle proprie risorse “ (copyright Giada Sancini). La pandemia a creato il “nuovo lavoratore “. Niente sarà più come prima.