Giustizia e lavoro, due riforme fondamentali che dimentichiamo. Più importanti Patrizia e Noemi o le risse tra Berlusconi, Fini e Bossi

di Marco Benedetto
Pubblicato il 16 Settembre 2009 - 13:24| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Gli italiani hanno seguito da un po’ di mesi, con passione e apprensione le vicende erotiche della maggioranza che li governa e lo fanno con orgoglio. Se il presidente americano Bill Clinton lo faceva con una ventenne in un ufficio della Casa Bianca (ma nello studio ovale no), il portavoce del ministro degli Esteri Fini lo faceva con la valletta in una stanza della Farnesina. Se il futuro re d’Inghilterra, Carlo, diceva all’amante «vorrei essere il tuo tampax», il presidente del consiglio Berlusconi, diceva a Patrizia D’Addario: «Toccati da sola».

Finalmente, pensano gli italiani, non abbiamo più nulla da invidiare agli altri Grandi.

Sul finire dell’estate, la maggioranza autodefinita di destra ha dimostrato di non avere nulla da invidiare nemmeno alla nostra sinistra in tema di frazionismo e litigiosità.

Giustamente gli italiani non ne sono contenti e come dei buoni figli, mentre sono disposti a perdonare ai genitori qualche scappatella, non gradiscono le risse in famiglia.

Così, mentre solo una esigua minoranza di benpensanti ha punito Berlusconi – premiando con il voto alle regionali il moralmente irreprensibile Casini – un recente sondaggio rivela l’insoddisfazione della gente comune per le liti in seno alla maggioranza.

Quello stesso sondaggio conferma invece alti consensi per un certo numero di ministri, non mi pare tanto per le cose fatte, quanto per la capacità di ottenere citazioni nei Tg e titoli sui giornali.

Sembra così dimostrato che i cittadini sanno distinguere con molta più accortezza di quanto i giornalisti vogliano riconoscere. Se poi il giudizio è basato su impressioni più che su concretezze la colpa non è dei cittadini, ma dei giornali che trasferiscono loro verità non verificate e non filtrate.

Fin qui siamo nella norma e nella coerenza internazionale. Anche il mitico e mitizzato Obama conosce la prevalenza della virtualità dell’annuncio sulla realtà: promette la rivoluzione sanitaria sapendo che difficilmente gliela faranno fare; bacchetta Wall Street mentre i banchieri si organizzano per diventare più ricchi di prima. E mentre lo stesso presidente americano già sa che al G20 sarà probabilmente lui a fare fallire le demagogiche pretese degli europei di limitare i premi dei banchieri. In questo caso Obama ha ragione, perché è difficile credere che lo sconquasso della crisi possa discendere dal desiderio di intascare qualche milione dollari o euro di bonus e non dalla volontà politica di governi, in prima fila quelli di Bush e di Blair, che con la febbre del boom volevano fare dimenticare la sconcezza della guerra in Iraq.

Il dottor Faust: una mente più forte e capace di tutti

Quel che contrasta con le regole non scritte della politica e con lo stile del Governo italiano e del suo Capo è invece la discrezione con cui i ministri competenti e la maggioranza nel suo assieme trattano due temi fondamentali per l’Italia del futuro prossimo e non solo: la riforma della giustizia e quella dello Statuto dei lavoratori.

Sulla giustizia, ci sono state un paio di dichiarazioni di Berlusconi e Alfano a metà agosto, di quelle che si fanno sperando che nessuno le noti ma che ti mettono in grado di dire «l’avevo detto»; sul lavoro, una recente intervista del ministro Sacconi e un suo articolo quasi moroteo e francamente incomprensibile.

Attorno il silenzio di quasi tutti, soprattutto dei giornali che contano. Silenzio anche da parte dei sindacati, che se non è sciopero, possibilmente generale, possibilmente con manifestazione in piazza, non sono molto appassionati. Si sta ripetendo il film già visto ai tempi dell’esproprio del Tfr e non sembra che la lezione delle contestazioni a Mirafiori e dei voti persi al Nord nella classe operaia sia servita a qualcosa.