Nepal/ Madhav Kumar è il nuovo primo ministro. Fuori dal governo, i maoisti promettono battaglia

di Riccardo Panzetta*
Pubblicato il 3 Giugno 2009 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

Con l’impegno solenne di pacificare il paese, il nuovo primo ministro del Nepal, Madhav Kumar Nepal, ha prestato giuramento il 25 maggio, davanti all’Assemblea Costituente.

Il 56enne ex segretario generale del Partito Comunista del Nepal-Unione Marxista Leninista (UML) è stato eletto da 350 componenti dell’Assemblea di Kathmandu, dopo uno stallo di venti giorni, seguito alle dimissioni di Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, leader dei maoisti ex ribelli.

Dahal ha lasciato l’incarico a seguito delle le critiche ricevute per aver tentato di rimuovere il capo di stato maggiore dell’esercito, Rookmangud Katawal, colpevole di aver impedito l’ingresso nell’esercito agli ex ribelli maoisti. Questi ultimi hanno bloccato l’assemblea fino alla settimana scorsa, chiedendo al presidente del Nepal, Ram Baran Yadav, di avallare la decisione di rimuovere il generale. Sostenuto da Kumar Nepal e i suoi alleati, che considerano l’esercito l’ultima difesa contro i ribelli, il presidente Yadav ha respinto la richiesta.

E così il 24 maggio i maoisti hanno detto no a ogni invito a entrare nel nuovo governo che dovrà risolvere rapidamente la drammatica penuria di rifornimenti energetici, che sta alimentando un pericoloso malcontento nel paese.

Il nuovo primo ministro può contare sul sostegno di 21 dei 24 partiti presenti nell’Assemblea. Ma questo probabilmente non basterà a garantire stabilità. Anche perché i maoisti, che hanno ottenuto il 38% dei seggi, nelle prime elezioni politiche dopo la guerra, non solo non appoggiano il governo ma sono pronti a condurre un’opposizione intransigente.

A Kathmandu, infatti, lo Young Communist League, la sezione giovanile maoista, sta organizzando manifestazioni e proteste, chiedendo a gran voce il ritorno di Prachanda. E si oppone al processo di pace e a ogni modifica della costituzione.

D’altronde i maoisti, che dal 1996 conducono una guerriglia contro il governo centrale nepalese, considerato un «regime feudale», non sembrano voler accettare la vittoria di Kumar Nepal.

E nonostante si sia dichiarato disposto a lottare per il socialismo con metodi democratici, abbandonando la lotta armata, il partito di Prachanda non sotterra l’ascia di guerra e porta ancora avanti la sua lotta in tutto il paese. E non si intravedono, al momento, spiragli per un’intesa.

*Scuola superiore Giornalismo Luiss