Usa/ Sarah Palin il “barracuda”, donna egocentrica e bugiarda. Lo staff di Mc Cain la detestava e la chiamava “la diva”. Oggi pensa alle presidenziali 2012 e sfida Obama…a fare jogging

Pubblicato il 2 Luglio 2009 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

003841_DCMC113_APSarah Palin, la sexy e tenace governatrice dell’Alaska, conosciuta per essere stata scelta nel 2008 da John Mc Cain come sua “vice” nella disastrosa campagna elettorale, se la deve vedere oggi con un articolo, uscito su Vanity Fair, che smaschera in lei vizi, difetti, manie, che sbircia nel suo passato e pronostica il suo futuro.

Ne viene fuori un ritratto della Palin a dir poco grottesco, quasi fosse una “casalinga disperata”, un’immagine di una donna piena di sè, con poca conoscenza delle cose e della politica, che non si cura dei consigli dei responsabili della comunicazione, che dice bugie, che si sente una “vamp”, insomma certo non una possibile candidata a vicepresidente degli Usa, figurarsi candidata alla presidenza, previsto prossimo passo della Palin nel 2012.

L’autore dell’articolo, Todd Purdum, giornalista di Vanity Fair, racconta di essere venuto a conoscenza di alcuni particolari del carattere e dei comportamenti della Palin grazie al racconto di tre persone che nel 2008 collaborarono alla campagna elettorale di McCain: Steve Schmidt, il capo della strategia, Nicolle Wallace, il capo delle comunicazioni e Tucker Eskew, il consulente dei viaggi.

I tre dello staff di Mc Cain raccontano che la Palin non aveva cura di preparare le interviste e gli scontri politici, anche i più importanti, durante campagna elettorale; non accettava mai consigli ed era solita dire bugie. Come quando raccontò che lei e suo marito per tanti anni non si erano potuti permettere un’assicurazione sanitaria per i loro figli finchè non era entrata a lavorare per una compagnia petrolifera in Alaska. Passarono pochi giorni prima che la stampa si accorgesse che questa storia era finta e che la Palin se l’era inventata per sembrare “più vicina alla gente”.

I suoi comportamenti erano diventati insopportabili per gli uomini e le donne dello staff che la soprannominavano “la diva” o “la piccola bottega degli orrori”. Lamentano di lei il carattere irascibile e i modi scorbutici, il voler sempre essere al centro dell’attenzione. Come replica, la Palin rimprovera loro di non averle mai concesso, durante la campagna elettorale, un’ora al giorno per fare jogging.

Girando per l’Alaska, il giornalista di Vanity Fair raccoglie elementi per un ritratto di Sarah Palin un po’ diverso da quello che usava Mc Cain per presentarla al grande pubblico. Si racconta di una donna che in ogni posto che occupa si circonda di una ristretta cerchia di amici fidati che si porta dietro, da un incarico all’altro, intrattiene dei rapporti personali pessimi con i collaboratori, scarica chi non le serve più e si vendica dei nemici. D’altronde il suo soprannome al liceo era “Barracuda” . E leggendo il ritratto che fa di lei Vanity Fair si capisce anche perché. Non è nemmeno difficile capire perché il suo gradimento in Alaska prima delle elezioni era dell’80 per cento e oggi è del 55 per cento.

Ora il Barracuda, che al di là di tutte le manie, stranezze, antipatie è pur sempre uno dei simboli della riscossa femminile in America, guarda avanti. Buttata alle spalle la campagna Mc Cain, la Palin guarda dritta al 2012, alle nuove presidenziali, per puntare a sottrarre lo scettro a Barack Obama.

E proprio a Obama ha iniziato già a lanciare una sfida…anche se non proprio politica, sostenendo che in una lunga corsa con l’attuale presidente degli Usa a spuntarla sarebbe proprio lei, la prima e più giovane donna mai eletta governatore dell’Alaska, perché «ho più resistenza», come ha dichiarato ad una rivista.