Usa, nei laboratori la culla del nuovo capitalismo

Pubblicato il 10 Marzo 2009 - 18:02| Aggiornato il 16 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il biologo molecolare Peter Agre, Nobel per la chimica, Patricia Bath, inventrice dell’uso del laser per togliere la cataratta, Robert Horowitz, biologo all’avanguardia nella ricerca sul cervello, Janet Rowley, la genetista che individuò nella traslocazione dei cromosomi la causa della leucemia, Harold Varmus, Nobel per la medicina. Tutti intorno ad Obama mentre firma l’ordine esecutivo che rende non solo libera ma anche finanziata e promossa dallo Stato la ricerca sulle staminali.

La scena è colta e descritta da Maurizio Molinari su “La Stampa” che giustamente la interpreta come una rinnovata alleanza tra politica e scienza, almeno negli Usa. Ma non solo idee e valori. Anche soldi.

Le biotecnologie, come le fonti di energia alternative al petrolio e al carbone sono parte integrante se non addirittura il cuore della scommessa economica della nuova presidenza americana. È nei laboratori che possono nascere le nuove imprese, è lì la culla dei nuovi settori industriali. Ed è ancora lì che il capitalismo può rigenerarsi e creare, insieme, nuovi mercati e migliore qualità della vita. Proprio come accadde ai tempi dell’industrializzazione.

Un simile approccio, un analogo percorso mentale, un pensiero che abbia qualcosa in comune con questo riflettere e investire è letteralmente impensabile e non pensato in quel pezzo d’Europa chiamato Italia. Il nostro è un dibattito di fede e di scuola: fede nel precetto religioso o nella scienza, scuola di morale contro scuola di etica. Se Obama ha ragione e se vince la sua scommessa, l’Italia che si bea di riaffacciarsi al nucleare resterà fuori non dalla scienza, dalla medicina e dalla tecnologia del domani, ma dalla stessa economia.