Terremoto Etna del 26 dicembre 2018 il più violento da 70 anni Terremoto Etna del 26 dicembre 2018 il più violento da 70 anni

Terremoto Etna del 26 dicembre 2018 il più violento da 70 anni

Terremoto Etna del 26 dicembre 2018 il più violento da 70 anni
Terremoto Etna del 26 dicembre 2018 il più violento da 70 anni

CATANIA  – Il terremoto di magnitudo 4.9 che il 26 dicembre scorso ha scosso il fianco orientale dell‘Etna, in Sicilia, è stato l’evento sismico con maggiore energia registrato negli ultimi 70 anni sul vulcano attivo più alto d’Europa. La superficialità dell’evento ha causato la rottura della faglia di Fiandaca per circa otto chilometri, da Acicatena sino a Monte Ilice, anche con la mobilizzazione di alcune strutture minori adiacenti. E’ quanto emerge da esami eseguiti dal gruppo operativo di emergenza Emergeo, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Sono stati raccolti e catalogati quasi 900 punti di osservazione lungo la faglia. Per ciascun punto, oltre alla documentazione fotografica, sono state misurate le caratteristiche geometriche e cinematiche della rottura. Sono state effettuate anche riprese aeree con un drone per la ricostruzione delle deformazioni sul fianco del vulcano. 

Le rotture attraversano sia rilevati stradali e manufatti che suolo agrario e mostrano spostamenti che raggiungono anche 30 centimetri in orizzontale. La scossa ha prodotto danni molto gravi nell’area dell’epicentro e la zona maggiormente colpita si trova tra Fleri e Pennisi, in corrispondenza della fagliazione superficiale e nelle aree adiacenti. Per fagliazione superficiale si intendono le deformazioni che si formano per la propagazione della rottura sul piano di faglia dalla profondità alla superficie e quindi rappresentano l’evidenza in superficie della faglia. Fenomeni che solitamente sono evidenti quando i terremoti hanno un’energia prossima o maggiore a magnitudo 6.0, ma che nelle zone vulcaniche sono già presenti con sismi di magnitudo 3.5.

La faglia di Fiandaca, lunga 13 chilometri, è nota tra gli studiosi, anche se l’evidenza geomorfologica della sua traccia non è molto chiara perché è frequentemente sepolta e “nascosta” da antiche colate laviche etnee (prevalentemente da quelle del 1329 e del 1030) e ha già manifestato effetti di fagliazione superficiale, come per esempio durante i terremoti del 1894 e 1984.  

Come spiega l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il terremoto del 26 dicembre scorso è il principale tra quelli localizzati nel corso dell’intensa attività sismica etnea iniziata il 23 dicembre 2018 e rappresenta l’evento più energetico verificatosi sull’Etna negli ultimi 70 anni.

Nei giorni successivi l’evento, il gruppo operativo di emergenza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) EMERGEO, che si occupa del rilievo degli effetti cosismici sull’ambiente naturale, si è attivato per acquisire dati geologici sul terreno in zona epicentrale. Sono stati raccolti e catalogati quasi 900 punti di osservazione lungo la di faglia. Per ciascun punto, oltre alla documentazione fotografica sono state misurate le caratteristiche geometriche e cinematiche della rottura.

Sono state effettuate anche riprese aeree con un drone per la ricostruzione fotogrammetrica dello scenario deformativo. Dalle osservazioni si è evidenziato che Il terremoto del 26 dicembre ha prodotto la rottura della faglia di Fiandaca con fagliazione superficiale per circa 8 chilometri, da Acicatena sino a Monte Ilice, anche con la mobilizzazione di alcune strutture minori adiacenti.

Fonte: Ingv

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