Legge sulle intercettazioni, Vittorio Feltri all’attacco: “Attentato alla libertà di stampa, creerà spazio poliziesco”

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 15:01 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Feltri

Vittorio Feltri attacca dalle colonne del Giornale la legge sulle intercettazioni che Alfano e Berlusconi vogliono far approvare al parlamento. Una critica meno scontata di altre perché viene da una testata di proprietà della famiglia Berlusconi sempre molto vicina alle posizioni del Pdl e dell’attuale governo: «Chiunque in Italia sa che si è ecceduto con le intercettazioni telefoniche (…) Si ha la sensazione che al nostro Paese manchi soltanto un’organizzazione tipo la Stasi per darsi un clima d’altri tempi e d’altri regimi a noi poco congeniali», scrive il direttore del quotidiano in un editoriale dal titolo “Cani da guardia e non barboncini”.

«Gli effetti della disciplina saranno devastanti per la democrazia. L’opinione pubblica sarà privata di ogni notizia giudiziaria e di conseguenza lasciata senza mezzi per misurare il polso del Paese. In pratica la legge che nelle intenzioni di chi l’ha vergata dovrebbe eliminare l’incivile pratica delle intercettazioni su scala industriale e liberarci dall’incubo di essere spiati, in realtà creerà uno spazio poliziesco peggiore di quello che vuole abbattere».

Feltri, citando i dati dei cittadini spiati ogni anno, 120 mila rispetto ai 1700 degli Usa si schiera contro «il ricorso disinvolto alle intercettazioni» che, dice «fa comodo agli investigatori che hanno imparato ad ascoltare di sfroso le telefonate e disimparato a indagare secondo criteri tradizionali».

Poi però ragiona sul diritto alla segretezza delle comunicazioni, in relazione alla lotta alla criminalità, e aggiunge: «Serve una normativa elastica che tenga conto della necessità di stroncare la criminalità e per questo servono i giuristi».

Per lui la parte della legge sulle intercettazioni riguardante «la divulgazione delle registrazioni telefoniche, eseguite su ordine delle Procure, è un attentato alla libertà di stampa e non potrà passare al vaglio della Corte costituzionale perché di fatto vieta di occuparsi a qualsiasi titolo di vicende giudiziarie in corso, oltre a impedire la pubblicazione delle intercettazioni».