Beppe Grillo, un gilet giallo per ravvivare il triste doppiopetto dei suoi imborghesiti discepoli

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2018 - 05:07 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo, un gilet giallo per ravvivare il triste doppiopetto dei suoi imborghesiti discepoli

Beppe Grillo, un gilet giallo per ravvivare il triste doppiopetto dei suoi imborghesiti discepoli

ROMA – L’Elevato è salito troppo in alto per continuare a immischiarsi delle beghe di Palazzo dei suoi imborghesiti discepoli, tranne la stima assoluta per quel fenomeno di Di Maio e della sua “carriola senza assicurazione”, per dire della disinvoltura in fatto di assunzioni del padre. L’altezza però è quella giusta per il triplo salto mortale con cui Beppe Grillo, indossato al volo il gilet giallo ultimo grido della moda francese, riesce a rimpiangere la politica con la P maiuscola mentre esalta la “rivoluzione antropologica” che ha spedito legioni di incompetenti in Parlamento e al governo.

E in attesa della politica block-chain che camminerà da sola, un pilota automatico che nel paradiso della rete renderà superflui leader e decisioni autonome dei singoli. Comodamente intervistato da Stefano Feltri (non sembra lo stesso che ha scritto l’ottimo pamphlet sul populismo sovrano) sul Fatto quotidiano, Grillo può saltare a piè pari la contraddizione di tifare gilet gialli e lodare il Macron (“l’unica cosa giusta che ha fatto”) che aveva aumentato il prezzo della benzina prima di capitolare davanti alla piazza.

L’Elevato la porterebbe a 4 euro al litro, se i 5 Stelle recuperassero l’afflato delle origini e la passione per i grandi temi ambientali: sarà, ma intanto è bastato un mezzo annuncio di un’ecotassa sulle immatricolazioni auto per scatenare un putiferio offrendo gratis a Salvini l’opportunità di farsi bello con il popolo sovrano che vuole l’aria pulita senza metterci una lira, una volta archiviato lo spregevole euro delle elite. 

Però la colpa è nostra, dei giornali e dei media tutti insieme appassionatamente, che i gilet gialli non li abbiamo voluti capire: “Hanno venti punti di programma, non parlano solo di tasse, vogliono il reddito di cittadinanza, pensioni più alte… tutti temi che abbiamo lanciato noi, ma sui giornali finiscono per aver contestato le tasse sulla benzina”. 

E’ vero non ce ne eravamo accorti, abbiamo preferito concentrarci su chi materialmente avesse steso quei 20 punti, se ci fosse una regia, una somma di cervelli, uno straccio di organizzazione, l’ombra di un coordinamento, qualcuno che s’era riunito in qualche nascondiglio carbonaro… Un programma che si è autoalimentato in rete, senza discussione e men che meno un’assemblea che lo votasse, così da farci entrare tutto e il contrario di tutto, la destra estrema anti-migranti e la paleosinistra che invoca aumenti di pensioni e salari del 40%, l’uscita della Francia dall’Europa e dalla Nato insieme al rispetto “scrupoloso” del diritto e dei trattati internazionali… Una Francia cinque etoiles, insomma.