Berlusconi, Bossi, Beppe Grillo… il “leader” diventa “papà”

Pubblicato il 15 Maggio 2013 - 20:41 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi, Bossi, Beppe Grillo... il "leader" diventa "papà"

Beppe Grillo

ROMA – Filippo Ceccarelli su Repubblica di qualche giorno fa ha fatto un’illuminante analisi psichiatrica della mutazione del “leader” che è diventato, con Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, un “papà”.

L’analisi inizia proprio con Grillo e il rapporto con gli eletti M5s. L’analisi prende dalle parole di Vito Crimi che ha definito Grillo “un padre che accompagna un bambino che sta camminando carponi e lo guida affinché faccia un percorso lontano dai pericoli, a cominciare dai soldi”.

Ceccarelli osserva:

Il M5S come “Bambino Naturale”, o “Bambino Adattato (sottospecie “sottomesso” e “ribelle”), “Bambino Astuto”, detto anche “Piccolo Professore”, e infine, se Dio vuole, “Bambino Libero”.

Il giornalista di Repubblica poi prosegue:

E insomma, sarà che a un certo tipo di politici, da Stalin a Mao, da Gheddafi fino a Berlusconi comunque piace un sacco di chiamarsi o di farsi invocare “padre”, “grande padre”, “piccolo padre”, “padre padrone”, “buon padre di famiglia” e in alcune circostanze addirittura “papi”. E anche sarà, come pure proclama Crimi, “la rivoluzione”. E però è anche vero che mai finora era risuonata una più compiuta dottrina regressiva, mai si era espressa con parole tanto semplici, famigliari, una relazione infantile di consapevole servitù, tale da spegnere ogni facoltà critica — in cambio di cosa è già più difficile dire.

Ma questa storia del Padre e del Bambino, francamente, questa rassegnata rivendicazione della propria minorità, questa specie di cupidigia di paternalismo non èche poi sembri molto sana. E anche sulla specifica paternità di Grillo, come pure dello zio Casaleggio, che insieme atterrano e suscitano, affannano e consolano, ci stanno, però non ci stanno, ogni tanto si degnano, e comunque o si fa così o loro se ne vanno, è lecito nutrire qualche dubbio.