“Italiano, porti salame in valigia?” Brexit, balzo indietro di 50 anni

di Marco Benedetto
Pubblicato il 18 Agosto 2017 - 06:44 OLTRE 6 MESI FA
Brexit, balzo indietro di 50 anni: "Italiano, porti salame in valigia?" chiese al doganiere al giovane giornalista in pellegrinaggio nel tempio di Fleet street. Nella foto l'ingresso del Daily Express, durante le riprese di un film nel 1961

Brexit, balzo indietro di 50 anni: “Italiano, porti salame in valigia?” chiese al doganiere al giovane giornalista in pellegrinaggio nel tempio di Fleet street. Nella foto l’ingresso del Daily Express, durante le riprese di un film nel 1961

Con Brexit e la storia dei visti, siamo tornati indietro di mezzo secolo. Anche 50 anni fa non c’era bisogno del visto, cosa che oggi Teresa May, alla ricerca di qualche osso da offrirci, si vende come una grande concessione. Se volete lavorare è un altro film.

Proprio come 50 anni fa, quando arrivai a Londra per la prima volta, il 7 agosto 1967. Alla frontiera, il poliziotto guardò il mio passaporto e altezzoso mi disse:

“Italiano? Hai del salame in valigia?”

All’epoca la Gran Bretagna non era ancora uscita dalla guerra fino in fondo. Per gli inglesi gli insaccati di maiale erano simbolo di tutte le epidemia. Londra non era la capitale gastronomica che è oggi. Qualche ristorante toscano a Soho, qualche ristorante francese, Wiltons, il Savoy e qualche altro grande albergo.

Per chi si voleva sfamare, c’era una specie di catena di ristoranti tenuti da italiani di Bobbio. Il menu era salsicce, bacon, patate fritte, uova, fagioi. Ce ne era uno in Fleet, la strada dei giornali. Si chiamava La Stampa. Una volta si fermò una macchina targata Vercelli. Scesero estasiati all’idea che il loro giornale avesse una sede così grande a Londra.

Oggi i giornali non ci sono più, si sono delocalizzati ai tempi della Thatcher. Le sedi del Daily Express o del Daily Telegraph sembravano cattedrali. Oggi sono banche. Il Daily Express era il giornale di Lord Beaverbrook, fu il modello grafico del Giorno di Mattei e Baldacci. Nella sua sede, un blocco di vetro nero e cristallo, nel 1961 girarono un film profetico, “E la terra prese fuoco”.

Il Sunday Times si interrogava: “A cosa serve il bidet?”. Capivi, ancor più di oggi, cosa vuol dire classe sociale, un muro invisibile e abbastanza impenetrabile che resiste anche al matrimonio fra Willaim e Kate Middleton. Per scaldarsi bisognava mettere la monetina nel contatore.

Era agosto ma faceva un freddo fottuto. Il termometro faceva 7 gradi. A Genova, come in questo agosto, 32 di notte. Mi si spaccò la pelle del viso. Volevo imparare l’inglese. Lavoravo all’ Ansa di Genova. Chiesi di passare le mie ferie facendo il telescriventista all’ufficio di Londra, in sostituzione di una ragaza italiana.

Mi ritrovai a fare il clandestino. Praticamente feci poco o nulla. I colleghi dell’ Ansa erano molto snob e mi lasciarono nella mia cupa solitudine. Mi aiutò il telescriventista irlandese. Era sempre ubriaco ma aveva un cuore così. Fece anche il mio lavoro e non mi denunciò. Naturalmente, qualche anno dopo, arrivò uno da Roma e lo licenziò. A quel tempo, se non eri iscritto alla Union, al Sindacato di categoria, non potevi lavorare. Era un modo molto rigoroso per difendere la forza lavoro e la forza della classe operaia. Molto efficace. Il meccanismo era così forte che stava soffocando l’ economia. Un po’ come i portuali a Genova. Solo i giornalisti erano esenti. Negli anni ’70 qualcuno ci provò. Se avessero accettato, i giornalisti non avrebbero più potuto criticare il sindacato. Se l’avessero criticato avrebbero rischiato l’espulsione e perso il lavoro. I giornalisti inglesi rifiutarono in blocco. Che pena al confronto noi italiani. Abbiamo lottato più di 20 anni per farci restituire l’ Ordine, riedizione dell’ Albo di Mussolini. Poi dice che non si vende più…

Dietro le  notizie esaltate e esaltanti dei nostri giornali leggo un ritorno a quei tempi. Un brutto segno per loro e anche un po’ per noi. Con Brexit, se vorrete lavorare in Gran Bretagna, dovrete fare come gli extra comunitari da noi. Mettervi in fila per un permesso di soggiorno.  Così potrete continuare a fare i camerieri o i pizzaioli come in genere è il massimo che ci consentono. Qualche volta anche i medici, perché siamo bianchi e forse valiamo più di un africano o di un asiatico.

Gli inglesi sono da sempre abilissimi a capovolgere l’immagine. Sono sempre passati per eroi dove andrebbero giudicati per criminali. Razzisti, a noi il loro popolaccio ci chiamawog“, i nobili “southern europeans”. Antisemiti (leggete o rileggete “Ivanohe”) passano per difensori della uguaglianza razziale. Hanno sfuttato mezzo mondo e sono esaltati come eroi, hanno ucciso più gente di Hitler e di Stalin (certo erano africani o asiatici) eppure si sentono dei santi vendicatori.

Ora vendono come una grande concessione la esclusione di visti per i visitatori europei continentali. E i nostri giornali lo strillano come un trionfo, ingenue casse di risonanza.  Gli inglesi cominciano a rendersi conto del tragico errore che è Brexit. I segnali non sono incoraggianti e questo spingerà ancor più verso la chiusura. La sterlina è in caduta libera. E i più furbi fra loro fanno notare che un eccesso di limiti, puramente xenofobici, metterebbe a rischio anche le loro vacanze: “Vi sembra possibile un visto per un week end a Parigi?“. Poi hanno un problema non da poco in Irlanda, fra nord (britannico) e sud (indipendente e più europeo che mai). Niente controlli alla frontiera su persone e merci, niente telecamere, implorano a Londra.