ROMA – Forze armate, tutelarle dai sindacati. Il Parlamento sia più stringente della Corte Costituzionale: è il monito di Andrea Armaro, per anni portavoce del ministro della Difesa.
“Ci pensi bene il Parlamento” conclude Armaro, buon conoscitore di uomini, donne, problemi e strutture dell’Italia in stellette, il suo editoriale sul Messaggero di Roma.
Spunto dell’ articolo è la notizia che nei giorni scorsi il Parlamento “ha deciso di audire alcune sigle sindacali (si parla di una ventina) attraverso la Commissione Difesa, per iniziare ad affrontare il tema in tutta la sua complessità. Risulta pertanto necessario avviare alcune riflessioni utili per dare maggiore contenuto alle indicazioni – di per se già chiare – fornite dalla Corte Costituzionale”.
Con la sentenza n. 120 del 2018, ricorda Armaro, la Corte Costituzionale ha fatto cadere il divieto per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale.
Ci sono dei limiti. La Corte, pur dichiarando incostituzionale l’articolo 1475, comma 2, del Codice dell’ordinamento militare (I militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacali o aderire ad altre associazioni sindacali), ha tuttavia ribadito che, stante il particolare status e le funzioni del personale, la libertà sindacale dei militari è comunque soggetta ad una serie di limitazioni. Per cui, facendo salvo il divieto di aderire ad altre associazioni sindacali, la Corte “ha puntualizzato una ulteriore serie di restrizioni, tratte integralmente dal quadro normativo, nazionale ed europeo, sia di carattere strutturale (come la necessità del previo assenso del Ministro della difesa, la democraticità dello statuto, la valutazione del funzionamento e del finanziamento dell’associazione) che di carattere funzionale, in particolare il divieto di esercizio del diritto di sciopero, il permanere dei limiti valevoli per gli attuali organismi di rappresentanza militare”, escludendo con questo “le materie concernenti l’ordinamento, l’addestramento, le operazioni, il settore logistico-operativo, il rapporto gerarchico-funzionale e l’impiego del personale”.
È difatti innegabile, osserva Armaro, che, “trattando di un tema così cruciale per la vita del Paese, non si può perdere di vista il quadro complessivo, interno e internazionale, della sicurezza della collettività.
Lo spunto giunge dalla richiamata necessità, per le Associazioni a carattere sindacale che intendano regolarmente costituirsi, di ottenere il preventivo assenso da parte del Ministro, inteso qui come vertice gerarchico e disciplinare delle Forze armate e vertice amministrativo della Difesa.
“Il Ministro, in virtù del suo ruolo, non può di certo essere chiamato ad esprimere, in solitudine, tale parere: deve al contrario operare quale decisore ultimo in un procedimento nel quale si devono prevedere i pareri obbligatori di una serie di articolazioni dello Stato – non solo nel Ministero della Difesa, quindi – che per legge hanno il compito di tutelare la sicurezza nazionale e l’integrità delle Istituzioni. “Penso anche alla Presidenza del Consiglio attraverso le sue Agenzie, considerato i temi che tratteranno e gli argomenti di cui verranno a conoscenza.
Viviamo un’epoca nella quale non passa settimana senza che giunga all’attenzione del pubblico un caso di tentata o attuata ingerenza di soggetti esterni in interessi pubblici o, comunque, di particolare rilevanza pubblica.
“Abbiamo imparato a conoscere le insidie nascoste nelle nuove tecnologie informatiche, laddove il controllo dei dati o delle reti può condurre alla manipolazione dei processi politici o perfino al collasso dei servizi essenziali.
“Penso ai social e alle fake news create da paesi stranieri e veicolati anche da falsi account o da gruppi locali che in alcuni casi hanno condizionato l’opinione pubblica e in altri ne hanno evidenziato la potenzialità destabilizzanti.”
Di fronte a tali nuove sfide, la collettività e la politica hanno saputo, tavolta, trovare risposte, seppure parziali, come il rafforzamento dei poteri speciali a disposizione dell’Esecutivo per tutelare in ultima istanza, alcuni fra i beni pubblici più vitali, mi riferisco all’istituto della Golden Power.
Sarebbe assurdo, allora, se non si includesse stabilmente l’integrità del sistema di governance delle Forze armate all’interno di questo perimetro rafforzato di beni pubblici che devono essere assolutamente tutelati.
“Per questo, lo scrutinio sui soggetti che si propongono di esercitare una funzione così delicata, a diretto contatto con il personale militare, dovrà essere approfondito e severo, per scongiurare tutti rischi di indebita ingerenza.
“Altrettanto importante dovrà essere la garanzia di non politicizzazione del nuovo strumento di rappresentanza. In passato, ma anche recentemente, è emersa con chiarezza la pericolosità di un’implicita stretta connessione fra alcuni settori della magistratura e il mondo della politica.
“Non possiamo assolutamente permettere che le Forze armate divengano terreno di conquista per i partiti, spregiudicatamente in caccia di consenso elettorale anche a discapito della imparzialità delle Istituzioni pubbliche o per poteri anche esterni, interessati a tenere il Paese poco sopra la linea di galleggiamento”