Giornali in crisi nel mondo, in America li salva il no profit dei miliardari, in Italia solo lo Stato. Che non c’è

Giornali in crisi nel mondo. Non ce la fa quasi nessuno. Si salvano solo con tagli selvaggi, o confluendo nel no profit, o con gli aiuti dello Stato. Se la cavano solo pochissimi, in lingua inglese, produttori e detentori di contenuti esclusivi a interesse universale. Questi fenomeni raccolgono abbonamenti a prezzo scontatissimo nei quattro angoli del mondo, dall’Italia al Bangladesh. dalla Terra del Fuoco a Novosibirsk. Sono ricavi che si aggiungono a quelli locali, per nulla cannibalizzati. Grazie alle migliaia di chilometri che proteggono le copie su carta e gli abbonamenti locali.

Poi c’è la variante inglese, di cui preclaro esempio è il Daily Mail. Ad essi internet ha spalancato il mercato americano. Il loro contenuto popolare a base di pettegolezzi e tette e chiappe al vento ha trovato un pubblico da sempre tenuto a stecchetto dai quotidiani locali. E alimentato solo da pochi e trucidi settimanali da supermercato.

Per la maggior parte dei giornali su carta e on line, specie non in lingua inglese, ci sono solo due tipi di salvagente.

Quello dei grandi benefattori che si scaricano dalle tasse gli oneri del no profit. A parte gli Agnelli, non sembra che ci siano ricchi italiani disponibili per imprese definibili sere.

Quello degli aiuti statali, che già una volta, 40 anni fa, salvarono, rimisero in sesto e contribuirono a rilanciare i giornali quotidiani in Italia. Ma oggi siamo permeati di grillismo. Quando i grillini torneranno ai loro nidi, sarà forse ormai troppo tardi.

Queste sono le ultime notizie dagli Usa, buone e cattive.

1. La catena del Chicago Tribune  ingoiata per 630 milioni di $ (una volta sarebbero stati miliardi) dall’Hedge Fund che taglia i costi e chiude le redazioni. Ne fanno parte, oltre alla Chicago Tribune, giornali come New York Daily News, Sun Sentinel, Orlando Sentinel, Virginia’s Daily Press ,The Virginian-Pilot, The Morning Call of Lehigh Valley (Pennsylvania). Fra le redazioni chiuse durante la pandemia quelle del Daily News, The Morning Call and The Orlando Sentinel.

2. È andata meglio al Baltimore Sun, quotidiano di Baltimora che vende come Repubblica uscito dalla stretta del fondo e riscattato da una non profit che fa capo a  Stewart Bainum, magnate delle case per anziani e alberghi.

La non profit si chiama Sunlight for All Institute (Luce del sole per tutti) e è collegata con una organizzazione filantropica di miliardari, The Giving Pledge (la promessa di dare), di cui sono parte Mark Zuckerberg di Facebook, Elon Musk, Michael Bloomberg, Ted Turner, MacKenzie Scott, il petroliere Texano T. Boone Pickens. Nonché il miliardario del biotech Patrick Soon-Shiong. Che ha già rilevato Los Angeles Times and San Diego Tribune dalla Tribune Publishing per $500 milioni nel 2018.

(da Cronaca Oggi)

 

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