E’ morta Agata Apicella, mamma di Nanni Moretti: recitò in “Aprile”

Pubblicato il 19 Ottobre 2010 - 10:37 OLTRE 6 MESI FA

Nanni Moretti

È morta ieri a Roma, all’età di 89 anni, Agata Apicella, mamma del regista e attore Nanni Moretti: la donna recitò il ruolo di se stessa nel film autobiografico “Aprile” (1998). Moretti si è ispirato al cognome della madre, rendendole così omaggio, per il personaggio di Michele Apicella, protagonista, da lui stesso interpretato, di cinque film, a partire dall’esordio del 1976 con “Io sono un autarchico” fino a “Palombella rossa” del 1989.

L’annuncio della scomparsa è stato dato, con un necrologio, dai figli Franco, Nanni e Silvia, con i nipoti Pietro, Nicola, Olga e Kal, ricordandone “l’allegria, la forza e la generosità, l’amore per la scuola e per tutti i suoi alunni”. Agata Apicella era una professoressa in pensione di lettere che aveva insegnato a lungo nei licei classici, mentre il marito Luigi era stato un docente universitario di epigrafia greca.

I funerali si svolgeranno mercoledì 20 ottobre, alle ore 11, nella chiesa di Cristo Re in viale Mazzini a Roma.

Nata nel 1921 a Reggio Calabria, Agata Apicella fu convinta dal figlio Nanni Moretti a recitare se stessa, all’età di 77 anni, nel film “Aprile”, che racconta di un periodo molto importante per il regista romano. Durante questo mese, nel 1996, l’Ulivo vinse le elezioni politiche, nacque il primo figlio di Moretti e il regista meditava di girare un documentario sull’Italia e sognava un musical ambientato in una pasticceria.

Agata Apicella è poi apparsa di nuovo in “Il grido d’angoscia dell’uccello predatore – 20 tagli d’Aprile”, documentario in venti episodi di diversa durata realizzati utilizzando immagini girate, fra il 1993 ed il 1994, durante le riprese del film “Aprile” e non inserite nella pellicola del 1998.

In onore della madre, Nanni Moretti ha creato il personaggio immaginario di Michele Apicella, suo alter ego. Apicella non è mai la stessa persona. In ogni film, infatti, ha una vita e una professione diversa, oltre naturalmente all’età progressiva dell’interprete. In “Io sono un autarchico” (1976 a 23 anni) è un disoccupato che impiega il suo tempo recitando in una compagnia teatrale sperimentale; in “Ecce bombo” (1978 a 25) è uno studente ex sessantottino fuori corso; in “Sogni d’oro” (1981 a 28) è un nevrotico regista in erba frustrato dall’incomprensione; in “Bianca” (1983 a 30) è un professore di matematica ossessivo e osservatore; infine, in “Palombella rossa” (1989 a 36) è un pallanuotista ex dirigente del Pci con una significativa amnesia.