Cinema, grande fuga da Roma: ciak impossibili, eppure ogni euro speso ne porta 3

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Settembre 2014 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
Cinema, grande fuga da Roma: ciak impossibili, eppure ogni euro speso ne porta 3

Una scena de La Grande Bellezza

ROMA – Girare un film a Roma? E’ diventato praticamente impossibile, costi troppo cari per occupare ai suolo pubblico, riprendere i monumenti, accedere alle Ztl… Eppure secondo un report della Fondazione Rosselli per Luce-Cinecittà, che cita una ricerca della Luiss, per ogni euro speso dalla produzione di un film, l’economia di Roma ne recupera, in forma diretta o indiretta, 3,57. Il sistema di sostegno alle produzioni nel Lazio ha generato una ricchezza di 600 milioni di euro. Ecco perché frenare la produzione di film a Roma è una tattica suicida.

Ma è mai possibile che Roma non appaia più in un film, per una città che ha fatto con i suoi scenari la storia del cinema mondiale. E’ possibile che le grandi case di produzione si ritirino perchè economicamente sconveniente? Un esempio su tutti. Si gira il remake di “Ben Hur”, uno dei film più famosi di tutti i tempi. Il regista Timur Bekmambetov vorrebbe ambientare la corsa delle bighe al Circo Massimo. Ci riuscirà? E’ tutto da vedere.

Gloria Satta per Il Messaggero spiega:

Se inquadri il Colosseo da lontano paghi un tot, se lo filmi in primo piano c’è il supplemento. E, come se non bastasse, gli astrusi regolamenti comunali costringono i produttori a fare lo slalom tra una giungla di norme, tariffe, coefficienti e codicilli che rimbalzano da un uffico all’altro. Meglio emigrare verso regioni come il Trentino che, insieme a Puglia, Piemonte, Alto Adige, al cinema offrono finanziamenti e facilitazioni. Avete notato quante montagne e laghetti compaiono negli ultimi film italiani?

«Malgrado esista una legge regionale che incoraggia le produzioni, girare film a Roma è diventata un’impresa complicatissima e, quando è possibile, si va altrove. Io, per esempio, ho preferito ambientare a Trieste Diverso da chi?», conferma il produttore Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica. Risultato: a dispetto di un film come “La grande bellezza” che ha vinto l’Oscar e magnificato l’immagine della città nel mondo, nella Capitale quasi nessuno vuole più girare e negli ultimi anni si è perso l’80 per cento della produzione. L’era ruggente in cui Cinecittà era la succursale di Hollywood è lontana: a dispetto della bella rinascita degli studios sulla via Tuscolana, le produzioni preferiscono alternative come Ungheria, Bulgaria, Malta.

Perfino Carlo Verdone, personaggio simbolo di Roma, ha deciso di emigrare e ambienterà la sua nuova commedia fuori dalla Capitale. Intervistato da Mauro Evangelisti per Il Messaggero, il regista romano racconta quanto sia difficile, costoso e complicato girare un film nella Capitale:

“Sa cosa succede ogni volta che finisco di girare un film? I produttori, gli organizzatori, mi prendono da parte e mi implorano: “Per favore, Carlo, il prossimo non girarlo a Roma, qui è tutto troppo complicato”.

Perché?

“Tre motivi: i costi, le lungaggini della burocrazia e anche l’esasperazione di alcuni romani che mal sopportano i set. Io li comprendo, per carità, ma quando giriamo cerchiamo sempre di limitare i disagi ai cittadini”

Andiamo per gradi. I costi.

Ricordo quando dovevamo girare una scena di “Io, loro e Lara” dentro al Colosseo. Era un dialogo, con Laura Chiatti, una cosa semplice, non c’erano scene di azione. Ci chiesero una cifra spropositata. Fummo costretti a fare in due giorni una scena prevista inizialmente in tre, per risparmiare. Ma soprattutto fummo logorati da una estenuante trattativa”.

Eppure, per Roma la visibilità nei suoi film è un traino straordinario per il turismo.

“Certo, proprio in ”Io, loro e Lara” ad esempio c’era una scena ambientata ai Fori, nella quale risalta la magia di Roma. Ma più in generale… Penso alla Grande bellezza: quando ero in America mi chiedevano consigli sugli itinerari dei luoghi che compaiono nel film. Il cinema porta turisti, visitatori, aiuta l’economia”.