Porno d’autore. E la chiamano Estate: vedova Martino denuncia e chiede censura

Pubblicato il 21 Novembre 2012 - 12:52| Aggiornato il 16 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Isabella Ferrari e Jean-Marc Barr: il loro film rischia la censura

ROMA – Porno d’autore: “E la chiamano estate” rischia di essere trascinato in tribunale. Ma non per offesa alla morale o al pudore: la vedova del Maestro Bruno Martino (autore della celebre canzone) non vuole che l’opera del musicista si confonda con un film che per le scene di sesso esplicito ha suscitato un fiume di polemiche. Più precisamente “l’Avvocato Prof. Pieremilio Sammarco, ha depositato in data 19 novembre 2012 presso il Tribunale di Roma un ricorso cautelare d’urgenza ex art. 700 c.p.c. diretto ad inibire la proiezione e distribuzione nelle sale del filmE la chiamano Estate” del regista Paolo Franchi con l’interpretazione dell’attrice Isabella Ferrari […]”.

Addirittura censurare il film. A parte che, come successo a Bernardo Bertolucci con Ultimo Tango a Parigi, una censura scatenerebbe una curiosità ancora più morbosa e conferirebbe al film un prestigio maudit ampiamente immeritato. A parte che l’utilizzo della musica del Maestro sarà avvenuta attraverso una cessione di diritti dietro compenso, per cui se l’argomento non interessava la vedova poteva rifiutarsi anche prima. Ma poi: il titolo di una canzone, entrato dopo più di 40 anni nell’immaginario di tutti (e nell’infinito catalogo delle frasi fatte) appartiene davvero a tutti o resta ostaggio delle fondazioni che più conservare la memoria, cercano di raschiare il barile del copyright? Fra l’altro, della bellissima canzone, Bruno Martino è responsabile solo della parte musicale. Il geniale rovesciamento di senso rispetto alla pretesa felicità dell’estate è di Franco Califano, autore dei testi.

Di quale ferita postuma dovrebbe lamentarsi Bruno Martino per un film, un semplice film che, con la velocità con cui oggi nascono e muoiono i manufatti dell’arte, il giorno di un’eventuale udienza è probabile non ricorderà già più nessuno. Per un film, talmente scabroso che è stato difeso, udite udite, niente poco di meno che dall’Osservatore Romano. Sì, al quotidiano del Papa non è che il film sia proprio piaciuto, anzi. Ma non vi riscontra nulla di pruriginoso, nonostante i nudi espliciti e le pratiche sessuali borderline. Semmai lo classifica come una radiografia del malessere di coppia. Quello che non gli è piaciuto sono state le reazioni isteriche, i fischi dei critici, i buu degli addetti ai lavori. Parliamo di un film, dunque,  che non scandalizza nemmeno i preti. Tutto il resto è noia. Ops.