Pedopornografia, maxi operazione in tutta Italia. Anche neonati vittime di sadismo

Maxi operazione contro la pedopornografia in tutta Italia. Arresti in quindici regioni.

Blitz contro la pedopornografia in tutta Italia

Maxi operazione contro la pedopornografia in tutta Italia. La Polizia Postale ha individuato una rete di presunti pedofili italiani che su una nota piattaforma di messaggistica scambiavano materiale sensibile.

Eseguite 50 perquisizioni e arresti in 15 regioni. Le accuse sono di detenzione, diffusione ed, in alcuni casi, produzione di materiale pedopornografico.

Tra i file sequestrati anche immagini raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati.

Gli arresti

Al termine dell’inchiesta sono tre le persone arrestate dalla polizia postale nel corso del blitz, coordinato da Torino, che ha smantellato una rete di pedopornografia on line.

L’indagine si è avvalsa della collaborazione del National Child Exploitation Coordination Center (NCECC) canadese. Ha consentito di individuare scambi di materiale attraverso una nota piattaforma di messaggistica istantanea.

In alcune immagini venivano coinvolti animali e adottate pratiche di sadismo. Questo fattore ha permesso, grazie ad un protocollo di categorizzazione del materiale illegale condiviso a livello internazionale, di creare una vera e propria profilazione degli utenti in base ai gusti espressi ed alle modalità di interazione in rete.

L’inchiesta sul giro di pedopornografia

Sono oltre 200 gli investigatori del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino che hanno condotto la più grande e complessa operazione di Polizia degli ultimi anni.

Alla fine la capillare attività di indagine, fatta anche attraverso veri e propri pedinamenti virtuali, ha consentito di dare una identità certa ai nickname utilizzati in rete dai pedofili. In questo modo gli investigatori hanno portato allo allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete i presunti responsabili. (Fonte: Ansa)

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