Isis, volontari della Jihad: bombe a orologeria in tutta Europa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Giugno 2015 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA
Isis, volontari della Jihad: bombe a orologeria in tutta Europa

Isis, volontari della Jihad: bombe a orologeria in tutta Europa

ROMA –  L’arresto a Lione dei due presunti attentatori che nella mattinata di oggi 26 giugno hanno decapitato un uomo e poi ha tentato di far esplodere un impianto di lavorazione del gas conferma un dato inquietante: il terrorismo si è infiltrato in occidente in maniera nuova. E più pericolosa. L’uomo arrestato per primo,  raccontano in questi minuti le prime e confuse cronache dei giornali, era noto ai servizi segreti francesi. Così come sempre ai servizi era noto che si stesse progettando un attentato simile a quello che è avvenuto nell’impianto a una trentina di chilometri da Lione.

Non è uno che viene da Kobane o da qualche centro di addestramento terroristico dello Yemen. L’uomo arrestato oggi, così come già avvenuto per gli attentatori di Charlie Hebdo, era in Francia da tempo. Forse (ancora non si sa, ma non sarebbe affatto una sorpresa) era un cittadino francese. L’Isis ora colpisce così: con delle cellule dormienti. Persone che vivono e lavorano nel luogo dove colpiranno. Piccolissimi gruppi, due/quattro persone, difficili da individuare e da tracciare. Scelgono un obiettivo alla loro portata e improvvisamente colpiscono. Non più attentati colossali come quello dell’undici settembre, di quelli che richiedono anni di addestramento e preparazione e che sono più facili da individuare e prevenire. Al contrario tanti piccoli gruppi nascosti: vere e proprie bombe a orologeria disseminate in tutta Europa.

Intanto di Lione si sa che gli attentatori erano presumibilmente due e che sono stati arrestati: il primo subito dopo l’attentato, il secondo alcune ore dopo. Il presidente francese Francois Hollande, che rientrerà da Bruxelles nel primo pomeriggio ha confermato la matrice terroristica dell’attacco invitando i suoi connazionali a “non cedere alla paura” perché “l’emotività non può essere la sola risposta” al terrorismo.