Islanda e attività vulcanica: “L’isola è potenzialmente una polveriera, ma le eruzioni non sono prevedibili”

Pubblicato il 23 Maggio 2011 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA

Vulcano Grimsvoetn

ROMA – L’allarme vulcano torna in Islanda dopo un anno con l’eruzione del Grimsvoetn, il più grande ed attivo vulcano dell’isola situato nel ghiacciaio Vatnajoekull. La colonna di ceneri che si è levata per oltre 20 chilometri dal cratere e che ha portato le autorità islandesi ad imporre una ‘no fly zone’ di 220 chilometri attorno al vulcano riporta alla mente gli eventi legati all’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, che dopo 200 anni di inattività si risvegliò producendo una colonna di cenere di 8 chilometri, velocemente dispersa nell’atmosfera e che provocò la chiusura di gran parte degli aeroporti europei con danni per 5 miliardi di dollari.

La situazione del Grimsvoetn è però diversa: inattivo dal 2004, ha esordito dalla sua quiete con un’eruzione più potente di quella del ‘cugino’ islandese, ma per ora la situazione non sembra preoccupare perché “il fumo è a una quota a cui transitano anche i corridoi aerei e le adeguate misure di sicurezza sono state adottate per tutti i velivoli che percorrono lo spazio aereo islandese”, come ha spiegato Hjordis Gudmundsdottir, il portavoce dell’Isavia.

Inoltre le dimensioni delle ceneri emesse non costituisce secondo gli esperti un pericolo per i motori aerei, dato che l’interazione tra l’acqua fredda del ghiacciaio che sovrasta il cratere vulcanico e il magma caldo sottostante ha permesso la formazione di particelle di grandi dimensioni, che decadono più facilmente a terra, mentre le ceneri finissime prodotte da Eyjafjallajokull permanevano nell’aria, motivo per cui si sono rapidamente diffuse nel cielo europeo, bloccando il traffico aereo.

Anche se per ora la violenta eruzione non sembra presentare grossi rischi per lo spazio aereo europeo, gli esperti rimangono cauti poiché se l’intensità di emissione delle ceneri dovesse rimanere costante, od aumentare, entro domani mattina raggiungerebbe il cielo della Scozia, ed entro giovedì anche i cieli di Gran Bretagna, nord della Francia e della Spagna sarebbero investiti dalla nube. Mike Burton, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ha spiegato che “l’Islanda è potenzialmente una polveriera, con numerosi vulcani pronti a esplodere. Nessuno, però, è in grado di prevedere quando”, quindi un atteggiamento di cautela è necessario.

L’Islanda è un’isola vulcanica situata sulla dorsale medio atlantica, la catena montuosa sottomarina che dal Polo nord giunge fino all’Antartide, cioè una spaccatura della crosta terrestre caratterizzata da frequenti eruzioni vulcaniche sottomarine. I geologi ritengono che la solidificazione del magma fuoriuscito sul fondale oceanico e poi stratificatosi abbia dato vita all’isola. Ciò spiega la presenza di numerosi vulcani e la forte attività geologica del sottosuolo islandese, oltre ad una spaccatura che separa l’Islanda in due parti e che aumenta di 2 centimetri ogni anno.

Non stupisce dunque che l’attività vulcanica sia intensa e che spesso le sue manifestazioni siano tanto violente, come sottolinea Burton: “negli ultimi 100 anni hanno eruttato diversi vulcani: tutti sono a rischio, in particolare l’Hekla che si fa sentire ogni dieci anni. L’ultima sua eruzione dovrebbe risalire al 1999. Ce ne possiamo aspettare un’altra in tempi brevi”. Anche se la continua attività vulcanica dell’isola è una imprevedibile certezza, al momento la situazione di Grimsvoetn non è preoccupante e l’allarme vulcano sembra essere rientrato.