Ispesl: lo stress colpisce 40 milioni di lavoratori nell’Unione europea

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 11:07 OLTRE 6 MESI FA

Il lavoro sì nobilita l’uomo, ma lo stessa anche. Secondo  una ricerca dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro)  40 milioni di persone nell’Unione europea (circa il 22%)  si ammala a causa del sovraffaticamento accumulato sul posto di lavoro,  costando all’azienda o all’ente oltre 20 milioni annui.

In un recente studio del European Heart Journal è stato stimato che solo il trattamento sanitario del disturbo depressivo collegato allo stress incide direttamente sull’economia europea con un dispendio pari a 44 miliardi di euro e indirettamente, in termini di calo di produttività, con una perdita pari a 77 miliardi di euro (Cooper, 2009). I grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, a partire dell’introduzione di nuove tecnologie fino alla diffusione di nuove forme contrattuali flessibili, oltre a portare un profondo mutamento dell’organizzazione del lavoro, hanno introdotto anche nuovi rischi lavorativi.

Le cause di insorgenza di stress sono da attribuire ad uno squilibrio cognitivamente percepito tra gli impegni che l’ambiente fisico e sociale impone di fronteggiare e la propria capacità (percepita) di affrontarli; quando si sperimenta una condizione di questo tipo nella realtà lavorativa si parla di stress-lavoro correlato. La ricerca nel settore ha mostrato che le cause dello stress lavoro-correlato sono molteplici, ma riconducibili principalmente alla tipologia di professione, all’organizzazione del lavoro ed al modo in cui sono gestite le risorse umane nel contesto lavorativo. Partendo da questi dati l’Ispesl, in collaborazione con l’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, l’Istituto ha organizzato la nona Conferenza Europea dell’Accademia della Psicologia del Lavoro. Tre diversi momenti di incontro, 29-31 marzo, per riflettere sulla gestione dei rischi psicosociali in Italia e in Europa.