Amanda Knox, lettera alla famiglia Kercher. Oggi il verdetto a Firenze

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Gennaio 2014 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Amanda Knox, lettera alla famiglia Kercher. Oggi il verdetto a Firenze

Amanda Knox

FIRENZE – Colpevoli o innocenti, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, conosceranno il proprio destino questa sera, giovedì 30 gennaio. La Corte d’assise d’appello di Firenze si è ritirata in camera di consiglio per la sentenza sull’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia la notte fra il primo e il 2 novembre del 2007. L’imputata Amanda Knox seguirà l’udienza dagli Stati Uniti. L’imputato Raffaele Sollecito, invece, sarà in aula.

Ma intanto Amanda non ce la fa ad aspettare e ha scritto una lettera alla famiglia Kercher. Parole di conforto, ancora sigillate in busta chiusa, e affidate a Roberto Costantini che sul Corriere della Sera riporta il suo colloquio con Amanda prima e con Stephanie Kercher, sorella di Meredith, poi.

Come era prevedibile, la famiglia Kercher non è pronta a ricevere quella lettera. “Non so se la leggeremo”, ha detto Stephanie, che si è lamentata dell’interminabile iter processuale italiano. E dell’estenuante attesa che ha consumato lei e la sua famiglia in questi anni. Poi sottolinea che:

“Colpevole o innocente, lei dovrebbe essere certa che i suoi familiari siano i primi a crederle, poi noi Kercher e solo dopo tutti gli altri… eppure in questi anni l’ho vista spesso sui giornali e in tv, come se per lei contasse più il mondo che noi”.

Amanda, dal canto suo, sa di non poter pretendere di essere ascoltata dai Kercher e, al momento, forse neanche proporlo. La lettera può essere recapitata ai Kercher anche tra giorni, mesi, anni. Non importa.

Il sostituto procuratore generale Alessandro Crini ha chiesto per i due ex fidanzatini una misura cautelare, nel caso in cui vengano condannati. Per Raffaele potrebbe essere un divieto di espatrio. Ma anche l’arresto. Probabilmente, con la sua presenza, Sollecito spera di convincere i giudici che lui non ha intenzione di fuggire. “Gli ho chiesto di accompagnarmi e quindi saremo in aula”, ha spiegato il padre, Francesco. L’eventuale misura cautelare per Sollecito scatterebbe subito: col ritiro del passaporto, se si tratterà del divieto di espatrio, o con la richiesta di raggiungere casa entro un certo arco di tempo se fossero i domiciliari, fino all’accompagnamento in un penitenziario, se si trattasse di arresto in carcere.

Per Amanda l’esecuzione sarebbe più complessa e tira in ballo i trattati fra America e Italia. Nell’attesa, si è chiusa nella sua casa di Seattle. E’ tesa, “è consapevole della delicatezza del momento”, dice uno dei suoi difensori, l’avvocato Luciano Ghirga. Insieme al collega Carlo dalla Vedova, Ghirga domani aprirà l’udienza con le ultime repliche. I due legali ribadiranno la loro richiesta di assoluzione e si opporranno, in caso di condanna, alla misura cautelare.

Dalla prima udienza sono accreditati 400 giornalisti di tutto il mondo. In questi ultimi due giorni il numero è salito a oltre 500. Per la verità, l’attenzione è più mediatica che di pubblico in aula. Finora Firenze non si è praticamente accorta di questo processo. La città non lo sente suo. In una sola occasione c’è stato il tutto esaurito: quando, per la prima volta, si è presentato Sollecito. Ma la curiosità è durata poco. Domani nessuno potrà scattare foto o fare riprese. Ci saranno solo alcune telecamere autorizzate, che diffonderanno le immagini alle emittenti.

In primo grado, a Perugia, Amanda venne condannata a 26 anni e Raffaele a 25. In Appello vennero assolti. La Cassazione ha poi annullato quella seconda sentenza ordinando un nuovo appello, quello in corso a Firenze. ”La strada per una nuova assoluzione è stretta”, hanno più volte commentando i difensori.

Il Pg toscano ha chiesto condanne a 30 per la Knox (compresi i tre già definitivi per la calunnia a Patrick Lumumba) e a 26 per Raffaele. Il magistrato di Firenze ha ‘scartato’ il movente del gioco erotico finito male prospettato dall’accusa a Perugia. Secondo la sua ricostruzione, la causa dell’omicidio sono vecchi attriti fra Amanda e Meredith per la pulizia della casa, che quella sera esplosero quando Amanda e Raffaele presero le difese di Rudy Guede (già condannato in via definitiva a 16 anni) che, ospite, era andato in bagno lasciandolo sporco. Quella di oggi è la quarta sentenza in sette anni.