Meredith: ecco chi sono i pm dell’inchiesta e cosa hanno fatto prima

Pubblicato il 5 Ottobre 2011 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA

PERUGIA – Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti e subito si sono scatenate, a vario titolo, le polemiche sui pm che li accusavano. Il ministro Alfano ha chiesto chi pagherà per tutti gli anni di carcere che hanno sopportato Amanda e Raffaele , gli ha risposto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti: “Chi parla di errore ignora il sistema”. Allora andiamo a vedere nello specifico chi sono i tre pm che hanno seguito l’inchiesta, quelli che chiedevano la condanna anche in secondo grado per Amanda e Raffaele. Andiamo a vedere anche quali sono stati i “casi” eclatanti di cui si erano occupati in passato.

Il procuratore Giancarlo Costagliola. Ha 64 anni ed è originario di Napoli. E’ in magistratura dal 1971, ed è il magistrato che nel 1978 bloccò il calcio-mercato. Come pretore di Milano mandò i carabinieri nell’albergo dove era in corso il calcio-mercato, nel luglio del 1978. Condusse inoltre l’inchiesta su Tiziana Deserto, la mamma di Città di Castello, condannata in secondo grado a 15 anni di carcere per l’omicidio della figlia Maria Geusa, avvenuta quando aveva due anni e sette mesi a Città di Castello il 6 aprile 2004.  In appello il pm Giancarlo Costagliola aveva chiesto (richiesta respinta) per lei l’ aumento della pena, 19 anni di reclusione, per tutti i reati contestati, compreso quello di maltrattamenti della bimba per la quale invece la madre è stata assolta.

Il sostituto procuratore Giuliano Mignini. Perugino, di 59 anni, oltre all’inchiesta sul delitto di Perugia, Mignini si è occupato di quella sulla morte di Francesco Narducci, trovato morto annegato nell’ottobre del 1985 nel Lago Trasimeno. Durante le indagini il pm si convinse che la storia potesse essere collegata, scrive ‘Libero’, ai delitti del mostro di Firenze e all’ambiente delle logge massoniche. Così, secondo il racconto di ‘Libero’, vennero indagati avvocati, magistrati e giornalisti. Poi tutto finì in un nulla di fatto, racconta ancora il quotidiano diretto da Belpietro, con archiviazioni  e non luoghi a procedere.

E sempre per quella storia, scrive ancora ‘Libero’, Mignini venne accusato, insieme al poliziotto-scrittore Michele Giuttari, per abuso d’ufficio per accertamenti e arresti illeciti. Vennero processati, e poi nel gennaio del 2010 condannati in primo grado: un anno e sei mesi a Giuttari, un anno e quattro mesi a Mignini, pene sospese con la condizionale. E per quanto riguarda Mignini, così recitava la sentenza: “La critica al modo di procedere è, in definitiva, di avere costantemente dimostrato nei suoi atti una mancanza di adeguata ponderazione e di senso del limite. L’azione penale è obbligatoria, ma ciò non significa che il pm debba qualificare in termini di illecito qualsiasi minimo spunto che consenta una vaga lettura in chiave accusatoria”.

L’altro inquirente titolare dell’inchiesta è Manuela Comodi. Perugina di 47 anni, è in magistratura dal 1992. Ha sempre svolto il ruolo di pubblico ministero e prima di arrivare nel capoluogo umbro è stata in servizio a Lagonegro, dove si occupò tra l’altro dell’inchiesta sul cardinale di Napoli Michele Giordano (ora defunto). Il quale non appena la Comodi venne trasferita a Milano, nel dicembre del 2000, scrive sempre ‘Libero’, venne assolto in udienza preliminare. Nelle motivazioni, il gup sottolineò “il magma di diverse rappresentazioni” emerse dall’inchiesta stessa, concludendo che “gli elementi indiziari non assurgono a dignità di prova in quanto difettano in essi i necessari requisiti della gravità, concordanza e precisione”.  A Perugia la Comodi ha inoltre coordinato anche l’indagine su presunti appalti pubblici pilotati della provincia di Perugia e su una cellula anarco-insurrezionalista nello spoletino