Bari, omicidio di Giuseppe Mizzi: forse venne ucciso per errore

Pubblicato il 24 Febbraio 2012 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

BARI – Sarebbe stato ucciso per errore, forse perche' scambiato per un'altra persona, Giuseppe Mizzi, l'incensurato di 39 anni assassinato il 16 marzo 2011 in via Venezia, nel rione Carbonara di Bari. E' il sospetto dei carabinieri che stamani hanno arrestato i due presunti autori dell'agguato: Emanuele Fiorentino, di 33 anni, gia' detenuto per altra causa, e Edoardo Bove, di 32.

Il delitto fu compiuto con colpi pistola il 16 marzo 2011 sotto l'abitazione della vittima, a pochi passi dalla centralissima piazza Umberto.

A incastrare i presunti sicari, la cella telefonica a cui si e' agganciato il telefonino di Bove, che lo indicava presente nell'area dell'agguato, lo stub a cui fu sottoposto Fiorentino, ma soprattutto le immagini delle telecamere dell'impianto di videosorveglianza sistemate all'esterno dell'abitazione di quest'ultimo.

Le telecamere – a quanto viene riferito – inquadrano Fiorentino mentre entra nella Panda di Bove per tornare a casa. Il resto dell'indagine poggia sulla concatenazione di 17 indizi che hanno portato agli arresti. Fiorentino e Bove rispondono anche del tentativo di omicidio di una passante, che fu ferita di striscio da una pallottola vagante, e di detenzione e porto di una pistola, reati aggravati dall'aver favorito un clan mafioso.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Mizzi fu inseguito e assassinato da uno dei sei colpi di pistola calibro 7.65 sparati all'impazzata dai sicari. Tento' addirittura di schivarli, piegandosi. Il sospetto, tutto da dimostrare, degli investigatori e' che Mizzi sia stato scambiato per un'altra persona e che i killer abbiano agito per vendicare il ferimento ad una mano, compiuto il giorno prima, di Antonio Battista, nipote del boss Antonio Di Cosola.

Nel provvedimento di arresto il gip scrive che la vicenda e' ''gravissima, turpe e apre uno spaccato sulla citta' di Bari in balia delle gesta della criminalita' locale''. Secondo il procuratore di Bari Antonio Laudati, l'episodio dimostra che ''la 'seconda generazione' di criminali non e' cosi' professionale come ci si aspetta dalla criminalita' organizzata perche' spara all'impazzata'' e cio' e' ''un sintomo di pericolosita' enorme''.