Coronavirus, in Cina primo contagio di ritorno dall’Italia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Marzo 2020 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, Ansa

Coronavirus, in Cina primo contagio di ritorno dall’Italia (foto d’archivio Ansa)

ROMA – La provincia cinese orientale dello Zhejiang segna il primo caso di “contagio di ritorno” del coronavirus dall’Italia. La commissione sanitaria locale, scrive il Global Times, ha riferito che la positività ai test è maturata domenica 1 marzo: Wang, questo il cognome della donna di 31 anni, era rientrata da Milano a Qingtian, contea della Zhejiang, il 28 febbraio. La paziente ha preso medicine dal 16 febbraio ai primi sintomi di febbre, tosse e diarrea.

Coronavirus: è allarme per spese rimpatrio italiani Tour operator

I tour operator italiani, “già gravati dagli ingenti danni economici generati dell’emergenza coronavirus, non possono farsi carico anche dei costi di rimpatrio dei clienti nelle destinazioni dove sono state applicate misure restrittive e di respingimento nei confronti degli italiani”.

A sottolinearlo in una nota è l’Astoi Confindustria Viaggi, l’associazione che riunisce il 90% del mercato del tour operating italiano, che chiede che tali costi “vengano considerati nelle misure economiche straordinarie ed urgenti che il governo sta adottando in questi giorni”, auspicando un “piano Marshall” per il comparto.

“In questi giorni i tour operator Astoi Confindustria Viaggi – spiega l’associazione – stanno inviando ed invieranno nelle destinazioni chiuse (ad esempio Mauritius, Israele, Giamaica, Repubblica Dominicana, Capo Verde, Oman) aeromobili vuoti per riportare in Italia i propri connazionali. Si tratta di migliaia di passeggeri. E’ già successo in Repubblica Dominicana, dove lo scorso fine settimana i tour operator Astoi hanno fatto partire dall’Italia aerei intercontinentali vuoti per riportare indietro migliaia di turisti italiani; lo stesso accadrà la prossima settimana per altre mete che stanno impedendo l’ingresso agli italiani. Si tratta di operazioni dai costi molto elevati” che Astoi chiede di inserire “nelle misure economiche straordinarie ed urgenti che il governo sta adottando in questi giorni”.

L’associazione ricorda che “nel 2013 la crisi egiziana generò perdite pari a circa 20 milioni di euro, fra costi legati all’invio di aerei per rimpatriare gli italiani e gestione dell’emergenza. Oggi, a fronte della chiusura di quasi tutte le principali destinazioni turistiche, i tour operator non sono in grado di proporre destinazioni alternative al fine di garantire la continuità aziendale, poiché di fatto nessuna meta è più fruibile, e si trovano a sopportare anche costi emergenziali che non dovrebbero ricadere sulle spalle di aziende private”.

Il rischio è “il collasso delle aziende del comparto del turismo organizzato che conta oltre 12.000 imprese e dà occupazione a oltre 50.000 addetti”. “La crisi che l’emergenza coronavirus ha generato al sistema turistico italiano necessita di un vero e proprio piano Marshall”, conclude Astoi, auspicando che il governo “raccolga tempestivamente questo appello adottando misure straordinarie e puntuali e che si riesca a bloccare il ‘virus’ della comunicazione confusa e allarmistica, in modo che il nostro Paese possa essere riabilitato agli occhi del mondo intero”.

Fonte: Ansa.