Coronavirus non si mangia, gli alimenti non sono veicolo di contagio Coronavirus non si mangia, gli alimenti non sono veicolo di contagio

Coronavirus non si mangia, gli alimenti non sono veicolo di contagio

Coronavirus non si mangia, gli alimenti non sono veicolo di contagio
Coronavirus, operatore sanitario (Ansa)

ROMA – L’epidemia di Coronavirus non giustifica psicosi e panico, tanti comportamenti cui assistiamo in questi giorni specie nelle regioni del Nord “sono immotivati”, spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della società italiana di malattie infettive e tropicali Simit, professore all’università di Tor Vergata. Si trasmette solo attraverso le vie respiratorie: bocca e naso, più raramente gli occhi. Ma solo attraverso un contatto diretto e molto ravvicinato con una persona contagiata. 

Cornavirus non sa introdursi nel sistema digestivo

Il coronavirus non si mangia, è giusto ricordare per sfatare più di una fake news in proposito. Gli alimenti cioè non sono a rischio, non sono veicoli di contagio, spiega l’infettivologo al Corriere della Sera. “Il Sars-CoV2 è un virus respiratorio, la via alimentare non la sa percorrere, quindi non sa introdursi nell’organismo attraverso il sistema digestivo, usa solo naso e bocca e attraverso queste aperture può raggiungere i polmoni causando casi più gravi che possono finire in terapia intensiva. Il più delle volte, e lo ripeto, non produce sintomi oppure ne esprime di lievi come raffreddore, congiuntivite, tosse e pochi decimi di febbre”.

Ma istituzioni e autorità sanitarie fanno bene a prenderla molto seriamente. Il fatto è che coronavirus è nuovo, ed più complicato affrontare epidemie generate da virus che hanno fatto un salto di specie. E’ la la loro mutevolezza che preoccupa a livello generale. perché l’essere umano non è attrezzato da un punto di vista immunologico. E senza anticorpi interni o misure di contrasto esterne, la velocità di contagio aumenta esponenzialmente. A livello potenziale potrebbe contagiare tutti, ma rivelarsi infine nient’altro che un’influenza. 

“Però non spaventiamoci. Otto volte su dieci si tratta di malattia banale, i casi gravi sono pochi e il nostro sistema sanitario ha una rete infettivologica di altissimo livello”, conclude il dottor Andreoni. (fonte Ansa)

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