ROMA – Fase 2: tra idee, suggerimenti, ipotesi della ventina di task-force e comitati e cabine di regia (senza contare quelli regionali e comunali), il tutto moltiplicato per l’orecchiare spesso approssimativo di giornali, radio e tv (senza contare la fantasia letteralmente senza freni che corre sui social) una anticipazione di quel che sarà vale l’altra, cioè nulla o quasi.
Alcune però appartengono almeno alla sfera del plausibile e del logico. Tra queste il possibile, logico divieto di spostarsi tra una Regione e l’altra. Per qualche settimana, diciamo per maggio/giugno, dopo che il lockdown sarà finito (diciamo il 4 di maggio) non si potrà viaggiare tra Regione e Regione. L’obiettivo è evidente: evitare il mescolarsi e sovrapporsi di popolazioni finora esposte in misura diversa al contagio, evitare che da aree a forte incidenza del contagio soggetti probabilmente asintomatici vadano in altre zone d’Italia. E viceversa evitare, impedire che cittadini di Regioni a basso contagio vadano nelle aree dove circola più coronavirus e tornando poi a casa lo esportino nel resto d’Italia.
Maggio/giugno no spostarsi tra Regione e Regione, per settimane. Almeno fino a quando, si spera, il divario di circolazione del virus tra Nord, Centro e Sud, pur restando, non si sarà ridotto. Divieto di spostarsi da Regione a Regione: il problema sarà farlo rispettare. Già oggi, nonostante la retorica ufficiale su italiani gente ligia alle disposizioni e gente responsabile, ciascuno di noi ha notizia ed esperienza di gente che viaggia, in auto si sposta. Non mancano coloro che danno istruzioni al riguardo: non quella strada, l’altra…Consigliano come evitare la pattuglia facendo da spalloni al contagio.
Settembre: scuola con mascherina, guanti e gel. Mascherina, guanti e gel in classe e prima di entrare in classe. Sembra impensabile, anzi inattuabile ma diventa forzatamente plausibile e logico. La distanza di due metri tra alluno e alunno è impraticabile nelle e sulle scale e nei corridoi e in molti altri ambienti degli edifici scolastici. Quindi o mascherine e guanti e gel o niente scuola. O scuola via web. Ma anche qui retorica ufficiale che magnifica la scuola a distanza dimentica che circa il 30 per cento degli alunni italiani al web non accede o non ha gli strumenti per accedervi in modalità utilizzabile per una scuola a distanza. Che si fa? Si molla quel 30% al suo destino di dealfabetizzazione a vita?
Divieto di spostarsi da Regione a Regione, almeno fino a che non sarà estate piena e qualcosa bisognerà concedere a quel po’ di turismo e vacanze che riuscirà forse a sopravvivere in questo 2020. E scuola con mascherine e guanti a settembre. Ipotesi plausibili, logiche. Ve ne sono però altre che appartengono alla sfera delle impraticabili e cervellotiche.
Under 18, i giovani, i ragazzi che non potrebbero vedersi e stare insieme in gruppi superiori a tre unità. Niente muretto o piazzetta o simili. E chi controllerà, reprimerà, scioglierà il gruppo in strada o in piazza? Ovviamente nessuno perché non è e non può esservi una soluzione per via di ordine pubblico. Tra controllo delle stazioni, dei negozi, delle strade, delle fabbriche, mettiamoci anche controllo dei ragazzi e ci vogliono due, tre milioni di uomini in divisa. Tener chiuse discoteche, cinema, stadi e ogni altra occasione di pubblico ritrovo e ritardare ancora di qualche settimana la riapertura dei bar, questo si può fare e si dovrebbe fare, il resto: piantonare i ragazzi e contarli in strada, questo non sta in pedi neanche a dirlo.
Anziani. Tenerli in casa per altri mesi è tanto implausibile quanto inefficace: sopra i 65 anni in Italia ci sono circa 12 milioni di persone. Dichiarare che il 4 di maggio tutti gli altri liberi di uscire di casa e loro no è spingerli alla ribellione, alla disobbedienza o alla depressione e disperazione. E poi, sempre i soliti carabinieri e poliziotti a controllare anche le date di nascita? Altro è il consiglio medico e la vigilanza sanitaria sugli anziani con patologie. Questi andrebbero monitorati tramite medici di base e aiutati, se del caso, a restare in casa il più possibile. Ma il più possibile non può voler dire sempre.
E i negozi, i bus, la metro, il treno, l’aereo? Ci saranno i cosiddetti protocolli. Alcuni ovvi e praticabili: mascherina e gel all’entrata e uscita del negozio ad esempio. Altri più complessi: organizzare treni e arei i modo siano riempiti solo fino al 60% della capienza. Altri che rischiano di diventare immaginari: bus e metro con numero passeggeri contingentato (solo se ci sono i tornelli che al numero raggiunto si chiudono, solo così si può fare). Altri protocolli ancora francamente improbabili: in spiaggia gli ombrelloni distanziati, gli ombrelloni distanziati sì, la gente no, di sicuro dopo due/tre giorni andrebbe così.
Infine l’ultima ma non ultima: dopo maggio che si torna fuori, se va male, se coronavirus conquista o riconquista terreno, si torna tutti chiusi in casa. Speriamo sia solo un deterrente per farci stare attenti e prudenti. Chi ci rimetterebbe in casa, chi si rimetterebbe in casa e con quale livello di disperazione di massa? Davvero al di là di ogni immaginazione.