G8 Genova, lettera dei poliziotti al Corriere in difesa di Gratteri e Caldarozzi

Pubblicato il 12 Luglio 2012 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Gratteri (Foto LaPresse)

ROMA – I poliziotti dello Sco, il Servizio centrale operativo, ringraziano i loro capi Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi, condannati per i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova.

In una lettera al Corriere della Sera, i poliziotti dello Sco scrivono rinnovano la propria stima a Gratteri e Caldarozzi. E spiegano perché hanno scelto di ringraziarli pubblicamente, con una lettera al maggiore quotidiano nazionale.

“Dire che siete uomini delle istituzioni è dire poco. Lo siete stati sino alla fine, con la compostezza e la signorilità che vi ha contraddistinto, e continuerete ad esserlo, nel silenzio dell’uomo comune, ricco di dignità. Poiché siamo consci della naturale ingratitudine che affligge il mondo comune, verso le eccezionalità professionali, vogliamo che il nostro grazie venga trasmesso alla collettività, a cui avete dedicato la vostra vita, certamente come pochi hanno fatto. Per dirvi pubblicamente grazie dovremmo ricordare tutti quei risultati, che hanno contribuito a garantire, negli ultimi venti anni, la sicurezza democratica della nostra Repubblica e delle nostre Istituzioni e per il cui raggiungimento la vostra direzione è stata determinante; e che lo sia stata, nessuno può permettersi di dubitare: voi vi siete esposti ripetutamente — a differenza di tanti professionisti dell’antimafia — a pericolo di vita e, per questo motivo, siete stati promossi per meriti straordinari. Perché è giusto che la comunità civile sappia che quella vostra carriera, oggi oggetto di contestazione, voi l’avete meritata sul campo”.

I poliziotti del Servizio centrale operativo che hanno scritto la lettera sono entrati anche nel merito della sentenza sui fatti del G8:

“Per noi, si è verificato quello che tutti gli operatori del diritto hanno studiato e sanno possa accadere: la verità processuale non corrisponde, per quanto vi riguarda, alla verità reale. E chi ha conosciuto la vostra rettitudine morale ben sa che mai avreste macchiato il vostro operato di falsità. A voi, nel nostro ufficio, sarà sempre riservato un posto in prima fila”.