Igor il russo, analisi in 5 punti: come è sfuggito a cani, droni, 1.200 uomini?

di Mario Tafuri
Pubblicato il 4 Luglio 2017 - 06:36 OLTRE 6 MESI FA
Igor il russo, analisi in 5 punti: come è sfuggito a cani, droni, 1.200 uomini?

Igor il russo, analisi in 5 punti: come è sfuggito a cani, droni, 1.200 uomini?

Come ha fatto Igor il russo a sfuggire a 3 mesi di caccia all’uomo? È stato un rastrellamento senza risparmio di mezzi: fino a 1.200 uomini impegnati, truppe speciali, cani poliziotto marca Fbi, un drone. Alla fine lo Stato italiano si è arreso (il che, combinato con l’evasione di Johnny lo zingaro non fa salire le quotazioni dell’ apparato investigativo italiano nel mondo. Almeno per ora, le Forze dell’ordine hanno ritirato i loro uomini. Sono rimasti in 40, da mille e 200 che erano, a cercarlo nel territorio, fra Molinella di Budrio (Bologna) e Argenta (Ferrara), un angolo di delta del Po dove il pluri omicida latitante è riuscito a sfuggire alla cattura.

Cè nella storia un precedente illustre, quasi 170 anni fa, quello di Garibaldi, in fuga da Roma, braccato dalle truppe del Papa e dagli austriaci, riusc’ a nascondersi e a fuggire.

Ma Garibaldi era un eroe, una leggenda popolare a livello mondiale, fu aiutato da varie persone del luogo, fuggì con l’aiuto di un sacerdote.

Come ha fatto a farla franca Igor il russo, alias Igor Vaclavic, alias in Ezechiele il serbo, alias Norbert Feher. Non è russo ma serbo di 36 anni nato a Subotica (nella Voivodina), arrivato in Italia nel 2005 ed espulso due volte, senza però mai lasciare passare il confine.

Ricercato per tre omicidi, quello del  barista di Budrio Davide Fabbri, della guardia ecologica Valerio Verri nei primi giorni di aprile 2017 e di Salvatore Chianese, il metronotte freddato a Fosso Ghiaia di Ravenna il 30 dicembre 2015, Igor il russo è riuscito a farla franca.

Ecco, in 5 punti, un tentativo di spiegazione.

1 Il territorio. Il delta del Po, parco naturale, è come era ai tempi di Garibaldi e come è stato per migliaia e migliaia di anni. A nulla sono valsi gli sforzi di ben 1.200 uomini,  tra cui i Gis (Gruppo di intervento speciale) di Livorno, i Cacciatori di Calabria e i cani molecolari. A nulla è valso Predator, il drone che vede anche di notte.

2. Forse un basista o più basisti. Chi sono i suoi amici? Si chiedono gli inquirenti, senza riuscire mai a trovare una risposta. Ma sanno che lui può contare su qualcuno che lo aiuti a varcare il confine. L’obiettivo è raggiungere l’Est Europa. La rapina ai danni di Davide Fabbri, potrebbe non essere stata casuale e forse addirittura indicata da qualcuno. Davide Fabbri aveva l’hobby degli orologi: li comprava e li rivendeva, quindi spesso aveva disponisibilità di denaro contante. Secondo Repubblica, i pm non escludono che la rapina sia stata commissionata o indicata a Igor da qualcuno. “Circostanza che fa ritenere l’esistenza di un basista, costretto a nascondere l’assassino per evitare di essere coinvolto in un’indagine che potrebbe costargli l’ergastolo. “Igor il russo” potrebbe aver trascorso un periodo da fuggitivo per essere poi “accolto” da qualcuno che ha interesse che non venga catturato.

Certo è venuto meno il principale strumento di ogni investigazione: l’informatore. Nel caso di Igor, nessuno sembra avere fatto la spia. Paura? Connivenza? Sfiducia nello Stato?

3. Il sistema giudiziario italiano, considerato come fra i meno ostili per i criminali. Fa parte della storia la serie di telefonate che un capo banda romeno faceva a giovani connazionali per ingaggiarli:

“Vieni qui, sei in Italia e non in Romania. Qui si ruba. Lascia perdere la Romania, li ti mettono in galera. Vieni in Italia: qui sì che si ruba facile. Se ti prendono in Romania, ti danno sette o otto anni per una tuta da ginnastica, in Italia è diverso”.

4. Rientra in questa casistica la doppia mancata espulsione di Igor. Primo decreto di espulsione il 13 settembre 2010: se n’era fatto beffe. Condanna a 5 anni e 8 mesi nel maggio 2011: dopo averla scontata, dev’essere espulso. C’è il decreto del questore di Rovigo che affonda nella sciatteria. Lui ha detto di essere Igor Vaclavic, nato in Russia, e non c’è altra prova della sua identità. La Russia nega sia suo cittadino. Lui rimane qualche tempo a pencolare in un centro di identificazione, poi, non sapendo che pesci prendere, viene liberato.

Nel frattempo la Serbia ha chiesto di arrestare e riconsegnare Norbert Feher, condannato in patria per una serie di reati odiosi. È la stessa persona, ma nessuno se ne accorge. Così Igor è rimasto in Italia, da irregolare, libero di delinquere, rubare, uccidere.

5. Nel caso di Igor si parla anche di cattivo funzionamento dell’apparato investigativo, lo consideravano “un criminale di serie C”. Igor il russo, ha scritto Libero,  era noto da un pezzo, per reati come furti, rapine e aggressioni ma è mancata la capacità di collegare fra loro le sue imprese, compiute su un vasto territorio dove si sono incrociate le competenze:

“In un caso, come ricorda Il Giornale, è arrivata addirittura la beffa: le prove di uno dei suoi delitti più brutali, il sequestro di un artigiano di Villanova di Denore (Ferrara) il 26 luglio 2015, sono state distrutte su ordine del magistrato inquirente. Lì c’erano le impronte e il Dna di Igor, che avrebbe almeno permesso l’identificazione certa del delinquente.

“Nessuno mise in relazione quel crimine con gli altri registrati nella zona e compiuti dalla stessa banda. Poche settimane dopo l’orrore si ripete, aggravato: un pensionato di Aguscello (Ferrara)  viene tenuto in ostaggio nella sua casa, picchiato e poi gettato vivo in un fosso, dopo due giorni. Morirà così. Nessuno mette in relazione i due fatti accaduti a pochi chilometri di distanza, i reperti delle inchieste, archiviate “a opera di ignoti”, vengono fatti distruggere”.