Livorno, donna incinta occupa casa popolare. Giudice la assolve: “E’ stata necessità”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Ottobre 2016 - 11:45 OLTRE 6 MESI FA
Livorno, donna incinta occupa casa popolare. Giudice la assolve: "E' stata necessità"

Livorno, donna incinta occupa casa popolare. Giudice la assolve: “E’ stata necessità”

LIVORNO – Una donna incinta ha occupato una casa popolare nel 2010, sfondando la porta dell’alloggio in via Nino Bixio, a Livorno. La donna, che aveva 22 anni all’epoca dei fatti, occupò la casa insieme alla prima figlia, che aveva appena 18 mesi. I vigili urbani hanno scoperto l’accesso irregolare e l’hanno sfrattata, ma ora il giudice del tribunale di Livorno l’ha assolta. Giada Vallini si è vista riconoscere lo “stato di necessità”, motivo per cui la donna incinta non poteva essere cacciata dall’alloggio popolare.

Giulio Corsi sul quotidiano Il Tirreno scrive che la donna incinta il 7 luglio 2010 ha sfondato la porta di un alloggio popolare  della Casalp ed è entrata insieme alla figlioletta di 18 mesi. I vigili però l’hanno scoperta e l’hanno denunciata per invasione arbitraria di edifici pubblici, un reato che prevede una pena fino a due anni di reclusione. A dare ragione alla Vallini però è stato il giudice Marco Sacquegna, ora che dopo sei anni la donna vive in una stanza dalla suocera insieme al le figlie, mentre una terza è in arrivo, al compagno, ai genitori del compagno e al cognato:

“«Una mattina del 2010 tornai a casa e trovai un cancello davanti alla porta – racconta -. Mi avevano ingabbiato la casa, con tutta la mia roba dentro, senza neanche avvertirmi, lasciandomi in mezzo a una strada. Da allora stiamo in otto in due camere, ma per l’ufficio casa va bene così. Dal 2010 – continua Giada Vallini, con le lacrime agli occhi – presento domande per l’emergenza abitativa o per avere una casa popolare ma sono sempre qui che aspetto. Visto quanto ha sentenziato quest’anno il giudice, pr obabilmente avrei dovuto occupare di nuovo. Mi hanno ripetuto mille volte che la sentenza non dice che io ho diritto a una casa. Dice però che non potevano buttarmi fuori in quella situazione e invece l’hanno fatto. A questo punto sarò io che farò causa al Comune e a Casalp»”.

Il giudice ha sostenuto che nell’azione della Vallini non c’è dolo, ma questo non significa che abbia diritto ad una casa, ma solo che ha agito per necessità e che non poteva, in quella particolare situazione, essere sfrattata:

“Deve certamente escludersi il dolo se non anche la stessa antigiuridicità della condotta – scrive il giudice Sacquegna – a seconda della prevalente inclinazione a ritenere lo stato di necessità quale scriminante soggettiva o quale causa di esclusione dell’antigiuridicità”. Insomma l’occupazione della Vallini per il tribunale di Livorno non è punibile. Il giudice sottolinea che lo stato di necessità richiede l’inevitabilità della condotta illecita. E ricorda, citando la Cassazione, che nel concetto di danno grave alla persona, ai fini della sussistenza dello stato di necessità, rientrano non solo le lesioni della vita e dell’integrità fisica, ma anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione tra cui anche il diritto all’abitazione”.

Per il giudice, infatti, lo sgombero della donna dalla casa poteva portare a pericoli per il feto:

“peraltro sussistevano ragioni medico-sanitarie che suggerivano di non procedere allo sgombero tali da integrare il pericolo di danno alla persona. Ma per di più aveva con sé una figlia in tenerissima età che indubbiamente sarebbe rimasta esposta ad una situazione di pericolo ove l’imputata non avesse commesso il reato”.

La Procura però ha già presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il tribunale di Livorno non aveva

“in alcun modo valutato se il pericolo per la salute propria e dei figli della Vallini potesse essere altrimenti evitato, in particolare se la donna si fosse rivolta inutilmente ai servizi sociali per trovare una sistemazione”. Per il sostituto procuratore generale insomma la giovane livornese avrebbe potuto risolvere il problema abitativo “con la richiesta di ausilio ai servizi sociali e alle altre istituzioni pubbliche”.

«Ma io ai servizi sociali ci sono andata eccome, così come ho fatto la spola a Casalp e in Comune, dove hanno pure perso i documenti degli assistenti sociali», replica la Vannini. «Peccato che nessuno mi abbia mai ascoltato».