Coronavirus, la strage dei nonni. In Lombardia 1822 morti, solo nelle Rsa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Aprile 2020 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, la strage dei nonni. In Lombardia 1822 morti, solo nelle Rsa

Lombardia. A Ponte San Pietro (Bergamo) il sacerdote benedice le bare (Ansa)

ROMA – Una strage silenziosa. La generazione dei nonni. Morti, da febbraio a oggi, nelle strutture residenziali con almeno un medico, come nelle case di riposo di cui non si conosce nemmeno il numero se non il nome. Negli ospizi abusivi. Nelle loro abitazioni. Oggi il bollettino Iss deve aggiornare i dati di una decimazione che solo in queste ore sta forse iniziando a declinare. 

1822 decessi nelle Rsa della Lombardia

In Lombardia, “sono 1822 i decessi nelle Rsa della Regione”, ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.

“L’età media dei decessi per Covid-19 si conferma “di circa 80 anni, sono in maggioranza uomini e con più patologie. Ma i numeri nelle Rsa sono molto cresciuti”. I numeri, ha sottolineato, sono legati al tasso di risposta ai questionari e rappresentano un po’ tutta l’Italia.

La strage silenziosa dei nonni

Secondo il Corriere della Sera (Andreis, Caccia e De Bac) abbiamo solo scoperto la punta dell’iceberg. “Nelle strutture residenziali in Italia il 37,4% dei decessi, equivalente a 1.443 persone su 3.859 morti dal primo febbraio ad oggi, erano positivi al Sars-CoV-2 o avevano sintomi simil-influenzali, comuni a quelli dell’epidemia. L’indagine è partita a fine marzo, per ora riporta i dati di neppure 600 strutture. Tanto lavoro c’è ancora da fare, tanto c’è da scoprire se solo si pensa che queste strutture sono 4.630”.

Nelle Rsa di Milano 700 morti

Nella Rsa della sola Milano si contano 700 vittime. Di cui non si sa dove mettere le bare: nelle palestre per la riabilitazione, nelle cappelle, nelle sale adibite a mensa. Qualcosa si è fatto ma troppo tardi. E ci sono strutture dove ancora non hanno metabolizzato che devono isolare, tamponare, dividere…

Il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, confida ai cronisti del Corriere il rammarico per gli errori di sottovalutazione ma non si capacita che qualcuno ancora non si rassegni a capire. “Oggi (ieri, ndr) che dovrebbe essere tutto chiaro e tutti dovrebbero conoscere i protocolli, mi chiamano per esempio dalla Rsa di Saltara (Pesaro) per dirmi: “Siamo in difficoltà, qui gli anziani ospiti hanno tutti la febbre, aiutateci con i tamponi”. Ora è chiaro che noi daremo una mano, ma alla fine di tutto bisognerà rivedere molte cose: per esempio, alle strutture che hanno dato prova di cattiva gestione potremmo decidere di revocare la convenzione”. (fonte Corriere della Sera e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)