Manovra: duemila scuole resteranno senza presidi

Pubblicato il 19 Luglio 2011 - 15:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quasi duemila scuole senza presidi: è il risultato dei tagli previsti dalla manovra del governo Berlusconi, secondo quanto scrive Repubblica. Come conseguenza, scrive sempre il quotidiano, migliaia di dirigenti scolastici dovranno fare la spola tra due scuole, mentre centinaia di colleghi dovranno cercare un’altra sede e migliaia di scuole non potranno più avere il vicario con l’esonero o il semiesonero dall’insegnamento per affiancare il preside nella gestione della scuola.

Secondo l’articolo 19 della manovra tutte le istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni nelle città e meno di 300 nelle piccole isole e nei comuni montani non hanno più diritto ad avere un dirigente scolastico titolare, ma solo un reggente, cioè un dirigente titolare presso un’altra scuola che dovrà badare anche alla piccola scuola che gli verrà assegnata.

L’Andis, l’Associazione nazionale dirigenti scolastici, “rileva la preoccupante situazione di criticità che viene a determinarsi nella gestione delle istituzioni scolastiche”. E “pur nella consapevolezza che il problema del debito pubblico è serio – è scritto nel comunicato sulla manovra dell’ufficio di presidenza dell’Andis – auspicando analoga riflessione anche sui costi della politica, l’Andis ritiene indispensabile il coinvolgimento dei dirigenti scolastici in tutte le sedi decisionali, nazionali e regionali, per limitare i possibili danni derivanti da scelte improvvisate e meramente ragionieristiche, che danneggerebbero irrimediabilmente il sistema scolastico nazionale di istruzione”.

La riduzione prevista dalla manovra si aggiunge ad una situazione già difficile: sono 2.546 le sedi vacanti che costringeranno altrettanti presidi a gestire contemporaneamente due scuole. In Lombardia, scrive Repubblica, a settembre un terzo delle 1.305 istituzioni scolastiche avranno la poltrona della presidenza vacante.

La manovra prevede anche che al più presto le regioni adottino piani della rete scolastica che eliminino le direzioni didattiche e le scuole medie a favore di istituti comprensivi con almeno 1.000 alunni. Un’altra rivoluzione che richiederà lo smembramento e il successivo riaccorpamento di migliaia di plessi scolastici in tutta Italia.