Marco Camuffo, carabiniere di Firenze condannato per stupro. Il testimone è il collega...a processo Marco Camuffo, carabiniere di Firenze condannato per stupro. Il testimone è il collega...a processo

Marco Camuffo, carabiniere condannato per stupro. Il testimone è il collega…a processo

Marco Camuffo, carabiniere di Firenze condannato per stupro. Il testimone è il collega...a processo
Marco Camuffo, carabiniere condannato per stupro. Il testimone è il collega…a processo (foto d’archivio Ansa)

FIRENZE – “Rapporto sessuale fatto con violenza, senza consenso, approfittando di una situazione psicofisica di inferiorità ma soprattutto a fronte del dissenso ben espresso dalla ragazza” come un carabiniere, inchiodando l’altro, ha testimoniato. Queste le motivazioni, la sentenza del giudice Fabio Frangini che l’11 ottobre 2018 condannò in abbreviato a 4 anni e 8 mesi Marco Camuffo, uno dei due carabinieri imputati con l’accusa di aver abusato il 7 settembre 2017 a Firenze di due americane, incontrate di notte in discoteca mentre erano di pattuglia e poi accompagnate a casa. Il processo per l’altro carabiniere, Pietro Costa, inizierà il 10 maggio.

Proprio Costa, scrive il giudice, “fa dichiarazioni che inchiodano Camuffo alle sue responsabilità dicendo di aver sentito i ‘no.. no’, ‘no.. cosa fai'” della ragazza. “Poter affermare che Camuffo non avesse percepito il diniego della ragazza, sentito dal suo collega ‘indaffarato’ con l’altra, appare veramente arduo”, chiosa il giudice.

Per la sentenza su Camuffo “il rapporto sessuale c’è stato ed è stato ‘contro’ la volontà della donna”; non c’è “nessun motivo logico per ritenere che vi fosse stato un rapporto consenziente anche perché Camuffo andando via disse: ‘Non è che domani queste se la pensano e denunciano?…'”. Peraltro la ragazza tre minuti dopo chiamò il padre negli Usa per raccontargli l’accaduto e avvisò un amico. Spazzata via anche la “diceria” per cui le due amiche mentissero per coperture assicurative, che non risultano, per violenza sessuale, perché erano assicurate solo per infortuni, come fanno normalmente i turisti, e comunque sono di famiglie benestanti, “certamente non sono alla ricerca di facili risarcimenti che non cambierebbero la loro posizione economica”.

Quanto alla “galanteria”, cosa detta da Camuffo, Frangini osserva la contraddizione perché “se fossero state sobrie, ciò legittimerebbe a dare passaggi a tutte le donne che lo richiederebbero”. E comunque “sostenere che non si sono accorti che avessero bevuto è un falso, tanto evidente quanto ingenuo”, “non vi possono essere dubbi che le ragazze avessero bevuto: e parecchio”. Quindi approfittarono delle due americane che si erano fidate di loro in quanto “poliziotti”. Inoltre è “argomentazione naufragata nel nulla” quella per cui “le ragazze avrebbero bevuto alcol in casa, dopo la violenza subita nel vano scale”. In definitiva, mentre la ragazza dà un “racconto coerente e pieno di pathos, non contradditorio”, l’appuntato Camuffo dà “una sua versione dei fatti assolutamente risibile, non logica, descrivendo una scena sessuale ridanciana se non fosse di assoluta drammaticità”.

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