Mascherine. Farmacisti vs Arcuri: il derby di chi non la conta giusta

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Maggio 2020 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Fase 2 Mascherine. Farmacisti vs Arcuri: il derby di chi non la conta giusta

Mascherine. Farmacisti vs Arcuri: il derby di chi non la conta giusta (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Mascherine. Farmacisti contro Arcuri e Arcuri contro farmacisti, derby acceso, partita tosta.

E derby, proprio derby, perché entrambe le squadre giocano la partita in casa, la casa dove non la si conta giusta.

Tutto comincia quando, con somma imperizia, Giuseppe Conte annuncia quel che non c’è: la mascherina chirurgica in vendita al prezzo calmierato di 50 cent.

Quando Conte lo dice in tv la mascherina a 50 cent non c’è, non esiste. Ma Conte evidentemente non sa, non calcola.

Il giorno dopo non pochi cittadini, forti dell’annuncio del capo del governo, vanno in farmacia a chiedere mascherina a 50 cent.

I farmacisti si sentono messi in mezzo di un annuncio governativo irresponsabile.

Infatti hanno in farmacia mascherine da loro acquistate a ben più di 50 cent, come possono vendere a 50 cent?

Devono vendere in perdita per fregola annunciatoria del governo? Il governo non la conta giusta agli italiani e devono pagare i farmacisti?

I farmacisti hanno ragione, anzi stra ragione. Però la partita, a dirla e a contarla tutta, era cominciata anche prima.

Prima quando per settimane, mica giorni, non pochi farmacisti vendevano mascherine ad un multiplo del loro valore che valeva eccome il prezzo di acquisto da parte del farmacista.

Lo valeva talmente che ci sono stati giorni in cui farmacie, farmacie e non bancarelle, vendevano la mascherina chirurgica a 5 euro l’una.

Cinque euro l’una! Il ricarico era in questi casi del 500 per cento sul prezzo di acquisto, 500 per cento di ricarico anche su un prezzo di acquisto gonfiato dalla speculazione.

La partita, a dirla e contarla tutta, era cominciata anche prima, quando non poche farmacie avevano praticato prezzi figli di una versione molto per così dire obesa del mercato. Molto obesa nei valori e un mercato tutto piano inclinato verso gli incassi.

A dirla e a contarla tutta, la successiva invocazione da parte dei farmacisti del prezzo di mercato giusto (non i 50 cent) interverrà dopo che un bel pezzo della categoria ha perso la, chiamiamola così,  verginità di mercato vendendo per giorni e settimane a prezzi incontrollati. Incontrollati nel senso di non sottoposti neanche ad un controllo dei livelli di ingordigia e decenza.

Poi arriva in campo Arcuri, il Commissario deve, dovrebbe sia pure in imperdonabile ritardo dare corpo e sostanza alle parole campate in aria di Conte. 

E Arcuri annuncia, giura, attesta che le mascherine a 50 cent l’una lui le ha fatte fabbricare, con appositi contratti ad apposite aziende. E le sta distribuendo, anzi le ha distribuite a milioni e milioni ad apposite Regioni. E pure alle organizzazioni dei farmacisti.

Arcuri non la conta né giusta né tutta: le mascherine fabbricate ad un prezzo tale che il distributore ci guadagna 2 cent e il farmacista 10 cent sono in buona parte ancora da fabbricare. E la distribuzione ristagna, insomma non ci sono.

Per un ottimo motivo non ci sono: il prezzo di 50 cent non è competitivo sul mercato. In Spagna e Francia dove pure è stato inserito prezzo calmierato dal governo la mascherina chirurgica costa circa 90 cent.

Mascherine a 50 cent è stata una sparata del governo, sparata che Commissario Arcuri non riesce a sostenere sul mercato. E quindi non la conta giusta.

Ma non è solo, è derby tra chi non la conta giusta. Ai farmacisti dà l’orticaria l’idea stessa di un prezzo calmierato, fosse anche il prezzo giusto sul mercato, giusto nel senso tale da consentire rifornimenti di mascherine da chi le produce e vende sul pianeta.

Sotto le parole pompose e altisonanti della difesa della libera impresa, i farmacisti sgambettano Arcuri e soprattutto sgambettano la mascherina a prezzo calmierato.

Mascherina a 50 cent, i 50 cent sono pochi e il prezzo imposto è sbagliato. Arcuri non la conta giusta. I farmacisti vogliono prezzo libero e non solo un prezzo giusto per acquisire mascherine sui mercati. Quindi non la contano giusta. E’ derby tosto tra squadre che simulano chi competenza ed efficienza, chi illibatezza commerciale e indifferenza a riempire la cassa.