Pamela Mastropietro, chi è il terzo uomo del dna? Non Oseghale, non il tassista…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Aprile 2018 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Pamela Mastropietro, chi è il terzo uomo del dna? Non Oseghale, non il tassista...

Pamela Mastropietro, chi è il terzo uomo del dna? Non Oseghale, non il tassista…

ROMA – Sul corpo di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio scorso, ci sono tracce di Dna di una persona che non compare nell’inchiesta a carico di quattro nigeriani – tre sono in carcere e uno è indagato a piede libero – accusati di concorso in omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Tracce non riferibili nemmeno al tassista che non è indagato.

Tutte le notizie di Blitzquotidiano in questa App per Android. Scaricatela qui

Tutte le notizie di Ladyblitz in questa App per Android. Scaricatela qui

Mancherebbe quindi un tassello importante per ricostruire dinamica del delitto e soprattutto stabilire chi era presente sulla scena del delitto. La necessità di attribuire a un terzo uomo il dna scoperto è emersa da una delle tre perizie depositate dal Ris dei carabinieri di Roma.

Un profilo genetico è di Innocent Oseghale, 29 anni, ora in carcere; un altro corrisponde al tassista, non indagato, che si era intrattenuto con Pamela il 29 gennaio; il terzo è di una persona non identificata. Non è stata trovata alcuna traccia degli altri due arrestati – Desmond Lucky, 22 anni, e Lucky Awelima, 29 anni – e dell’indagato 38enne.

Tutti sono stati coinvolti in particolare in base a contatti e celle telefoniche. Lucky è stato tirato in ballo anche da Oseghale come pusher dell’eroina alla giovane. Ora, in particolare sui responsi degli accertamenti dei Ris, i difensori di Lucky e di Awelima si apprestano a dare battaglia: gli indagati hanno sempre sostenuto di essere estranei ai fatti.

Altra evidenza rilevata, questa volta dagli accertamenti tossicologici, è che Pamela avrebbe assunto eroina – probabilmente non per endovena – nei mesi precedenti alla morte, ma per i medici legali la causa del decesso non va attribuita a una overdose. Fatali, scrivono i periti, sono state le due coltellate inferte al fegato.