Adinolfi, due sospetti legati alle Br. A Genova paura di altri attentati

Pubblicato il 10 Maggio 2012 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Adinolfi

GENOVA – Ci sarebbero due sospettati per l’agguato a Roberto Adinolfi, l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare gambizzato a Genova lunedì 7 maggio. I Ros, però, smentiscono. I due, secondo quanto scrive l’agenzia Ansa, a metà del 2000 avrebbero tentato di ricostruire una cellula brigatista con ex esponenti Br-Ucc.

Secondo quanto scrive Repubblica, gli inquirenti di Genova temono altri attentati. Ma i carabinieri del Ros hanno smentito: in berve comunicato riportato dall’agenzia Ansa, i carabinieri hanno fatto sapere: “Le notizie inerenti le indagini condotte dai Carabinieri del Ros sul ferimento del manager dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, riportate da alcuni quotidiani, sono totalmente prive di fondamento. In particolare, nessun riferimento esiste in ordine a presunti responsabili dell’agguato”

Già il Corriere della Sera aveva anticipato che i Ros di Genova avrebbero chiesto ai magistrati che seguono l’inchiesta “l’autorizzazione ad ascoltare le conversazioni telefoniche” e a “circoscrivere le comunicazioni e i contatti a partire dal 1° gennaio 2012” di un sospettato.

Nelle motivazioni per la richiesta di intercettazioni i carabinieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, avrebbero parlato di “indagini in atto da tempo pertinenti ad ambienti eversivi” con i quali l’uomo sarebbe in contatto. L’uomo sospettato, un genovese, avrebbe un “circuito relazionale” con i nomi storici dell’eversione di sinistra genovese.

Inoltre sulla moto Yamaha X Max 250 usata per l’agguato e ritrovata vicino alla stazione Brignole sarebbero state trovate delle impronte digitali.

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, i Ros vorrebbero riaprire il fascicolo sui cosiddetti “eredi” delle vecchie Br, e ricordano di aver “accumulato” sull’argomento “una inquantificabile mole di dati”. Definiscono “particolare” l’arma usata per gambizzare Adinolfi (una pistola Tokarev calibro 7.62) e riterrebbero che tutto questo “sia stato senza alcun dubbio funzionale alla perpetrazione dell’attentato”.

I carabinieri del Ros, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, puntano all’ipotesi eversiva, e penserebbero a legami con la pista vetero-brigatista, ma non escludono quella anarco-insurrezionalista. C’è poi una terza possibile pista, quella commerciale, legata alle attività del gruppo Ansaldo Nucleare nell’est europeo.

Secondo il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri “La tematica antinucleare ha sempre rivestito specifico interesse per i gruppi di matrice anarco-insurrezionalista. Nel marzo 2009 è stato diffuso sul web un documento in cui, pur in completa assenza di minacce specifiche, erano stati indicati numerosi manager di diverse società impegnate nel settore dell’energia nucleare, fra i quali anche Adinolfi”. Ma anche se l’area anarchica non viene ignorata, “l’uso di un’arma” (cioè la Tokarev), sarebbe una “novità assoluta” per questi gruppi. Il capo della polizia Antonio Manganelli ha detto: “Occorre molta cautela in questa fase, siamo aperti a tutte le ipotesi” e si guarda ”all’area antagonista armata, dove sfumano i confini tra gruppi marxisti-leninisti e anarco-insurrezionalisti”. Manganelli spiega che “non abbiamo alcuna evidenza sulla nascita di nuove Brigate Rosse, ma ciò non significa che non sia possibile”.

Ad aprire la pista d’indagine dei carabinieri del Ros che lavorano sul caso è stato proprio il tipo di proiettile usato per l’agguato: un calibro, il 7,62, che si adatta ad una TT-33 Tokarev, arma privilegiata da brigatisti e insurrezionalisti per l’affidabilità e per la capacità di resistere a condizioni climatiche difficili, anche sotto terra. Proiettili simili e un manuale d’uso di questa pistola vennero sequestrati proprio a Genova qualche anno fa assieme a alcune pistol machine di fabbricazione est europea.