Roma, 20 anni all’assassino di Nicole Lelli. “E’ poco”: rivolta in Aula, minacce al giudice

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2016 - 16:47| Aggiornato il 2 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Roma, 20 anni all'assassino. "E' poco": rivolta in Aula, minacce al giudice

Roma, 20 anni all’assassino. “E’ poco”: rivolta in Aula, minacce al giudice

ROMA – Una condanna a 20 anni per omicidio. Il giudice in aula pronuncia la sentenza e i parenti della vittima insorgono. “E’ poco”, gridano in preda alla rabbia, cercando di aggredire l’uomo condannato per aver ucciso l’ex fidanzata. “Vergogna”, “Infami”: queste le parole riservato al gup Claudio Carini, accusato di aver dato una pena troppo lieve a Yoandris Medina Nunez, cubano di 24 anni, dopo la condanna per l’omicidio di Nicole Lelli, 23 anni, mentre il pm Edoardo De Santis aveva chiesto l’ergastolo con l’accusa di omicidio volontario premeditato.

Nunez ha ucciso la ex fidanzata Nicole con un colpo di pistola e il gup Carini non ha riconosciuto la premeditazione dell’omicidio. Il rito abbreviato, scelto dall’imputato, ha fatto poi sì che fosse applicata la riduzione di un terzo della pena, fissata a 30 anni per questo tipo di reato. Il risultato è stato una condanna a 20 anni di carcere che ha fatto scattare la rabbia dei parenti della vittima e degli amici presenti in aula.”Vergogna”, “infami”, “tra pochi anni sarà libero” “fatecelo linciare” alcuni degli epiteti urlati davanti all’aula del gup Carini. I carabinieri, la polizia e gli agenti penitenziari hanno faticato a contenere la furia di parenti ed amici. Il maggior momento di tensione c’è stato quando l’imputato è uscito dall’aula scortato dalla penitenziaria: chi protestava ha tentato, invano, di raggiungerlo. Sono stati lanciati contro il cubano degli oggetti tra cui una bottiglietta d’acqua piena. Nell’aula del gup sono arrivati anche il presidente dei gip Fabrizio Gentili ed il presidente del tribunale Francesco Monastero.

Costantino De Robbio, segretario dell’Anm del distretto di Roma e Lazio, ha commentato così quanto accaduto il 1° dicembre alla lettura della sentenza:

“Quanto è successo oggi è un fatto grave, conseguenza di quella delegittimazione che coinvolge da tempo la nostra categoria. E’ la prima volta che un fatto simile accade a Roma e non è da escludere che, visto il clima che si respira ovunque, possa nuovamente accadere. Ho sentito con le mie orecchie persone pronte a fare giustizia sommaria anche nei confronti del magistrato che ha emesso la sentenza.

Nel caso specifico – prosegue De Robbio – il giudice Carini si è limitato ad esercitare il proprio dovere applicando quanto previsto dal codice. La condanna per omicidio a 20 anni di reclusione inflitta è una pena vicina al massimo applicabile in caso di giudizio abbreviato per un omicidio. Essere minacciati nell’esercizio delle proprie funzioni in un palazzo di giustizia ed essere costretti a non poter uscire dall’aula è quanto di più grave possa accadere in un tribunale”.