ROMA – Scuole e case di riposo, centri anziani e asili: a Roma lunedì scioperano…i termosifoni! Da lunedì, in perfetto allineamento e appuntamento con il freddo più freddo dell’anno. Ma non l’hanno fatto apposta. Però è quel che capita con questo sciopero, il caldo sciopera nei giorni che arriva il freddo. Ma come sarebbe a dire scioperano i termosifoni? I termosifoni mica possono scioperare.
No, non possono. E anche sì. A scioperare da lunedì e non si sa per quanti giorni saranno in sessanta. Non sessanta termosifoni ma sessanta addetti alla manutenzione dei termosifoni. Sessanta che gestiscono i termosifoni di ben 1.500 strutture pubbliche a Roma, appunto scuole, centri anziani, case di riposo. Forse i sessanta, d’intesa con i sindacati, provano a far la voce più grossa della voce che hanno.
I sessanta hanno in mano la manutenzione, cioè riparano e monitorano il funzionamento dei termosifoni. Possono astenersi dal controllare e riparare. Ma mica li accendono loro a mano uno per uno i termosifoni. A meno che…a meno che una qualche burocrazia para giuridica non vieti e diffidi dal far funzionare un termosifone se il manutentore non è reperibile. Insomma un a meno che…non scatti il famoso e diffuso “e poi la responsabilità chi se la assume”?
I sessanta umani più o meno signori dei termosifoni pubblici a Roma scioperano non certo per malumore o cattiveria. Avevano, credevano di avere un contratto di lavoro valido fino al 2019, scoprono che le aziende per cui lavorano hanno perso appalto e gara e che la nuova azienda che ha vinto entrambi ha già i suoi dipendenti e non li raddoppierà certo assumendo anche i sessanta dell’azienda di prima.
Inoltre i sessanta hanno poco tempo, anche per scioperare: il 26 marzo è la data del possibile licenziamento collettivo. E il 21 marzo è già primavera: bluff o realtà che sia se hanno dei termosifoni da far scendere in sciopero devono farlo nei giorni del freddo. E se ci va di mezzo qualche bambino o vecchietto che si becca una bronchite? I sessanta e i sindacati sperano e contano già da domani ci si segga ad un “tavolo con le istituzioni”. Magari in un palazzo a termosifoni accesi.