Stupro di Capodanno: si indaga su un ragazzo di 28 anni

Pubblicato il 7 Gennaio 2010 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

stuproC’è un sospettato per lo stupro di Capodanno avvenuto nei pressi di Viterbo, si tratta di un ragazzo di 28 anni che era andato assieme alla vittima al veglione nel castello di Roccalvecce e che è stato ascoltato martedì mattina dagli agenti di Fabio Zampaglione, capo della mobile di Viterbo. Interrogati anche cinque amici della vittima. Il nome del giovane non è stato iscritto nel registro degli indagati e per farlo bisognerà aspettare la denuncia formale della vittima. Impossibile, infatti, per gli investigatori procedere d’ufficio perché l’ipotesi di uno stupro di gruppo sembra esclusa. Ma lei dice: “Voglio giustizia”.

La ragazza violentata, comunque, ha tre mesi di tempo per firmare la denuncia che diventano 180 giorni in caso di circostanze aggravanti. La giovane donna, tra l’altro, potrebbe essere stata stordita con la cosiddetta “droga dello stupro”, una sostanza inodore e insapore che induce a uno stato di sonnolenza e potrebbe essere stata mischiata a una bevanda ma, per saperlo, bisognerà aspettare il risultato degli esami tossicologici a cui la venticinquenne è stata sottoposta al Sant’Andrea. Chi indaga sta anche lavorando sui reperti biologici rilevati sugli indumenti intimi della ragazza e sui cuscini di un divano.

Quanto alla dinamica della violenza, gli investigatori ormai non hanno più dubbi. Verso le 3,30 della notte la ragazza (che aveva bevuto parecchio) si addormenta e viene portata in una stanza mentre intorno il Veglione prosegue e una settantina di giovani ballano, chiacchierano, si divertono. Un ragazzo la segue, la denuda parzialmente e si abbandona a quelli che il codice penale definisce “atti di libidine violenta” e che, ovviamente, vengono equiparati a un vero e proprio stupro dal punto di vista giudiziario. La giovane donna si rende conto confusamente di quello che sta accadendo ma ne ha la conferma solo il giorno dopo, quando si presenta all’ospedale.

Poi la convocazione al commissariato, la decisione di aspettare per la denuncia e quella strana frase: «Me la vedo io». Ma la ragazza dice anche di più: “Voglio giustizia, chi l’ha fatto deve essere punito. Quella notte mi sono accorta confusamente di cosa stava succedendo e poi ho visto un ragazzo uscire di corsa dalla stanza”.