Il televoto è “democrazia”? Mica tanto, non solo perché votano relativamente in pochi, m soprattutto perché chi vuole vota di fatto quante volte gli pare. Nella democrazia funziona secondo “una testa, un voto”. Nel televoto funziona secondo “un telefono, tanti voti…”. Se non è proprio democrazia, di certo il televoto è un affare per chi lo organizza e le propone, ci si guadagna. Ed è certamente “costume”, un modo di ritrovarsi tra simili, fare gruppo e “promuovere” gli uomini e le donne cari ai vari “clan” di televotanti. E il meccanismo, tecnologico e culturale mediante il quale gli eroi dei “talent show” televisivi diventano i cantanti vincitori a Sanremo, il meccanismo attraverso il quale per due anni consecutivi ha vinto un concorrente proveniente dalla “Amici Spa” di Maria De Filippi, l’anno scorso Marco Carta, quest’anno Valerio Scanu.
Il televoto è infatti uno degli strumenti di votazione preferiti per concorsi e trasmissioni televisive. Con il televoto il telespettatore può esprimere la sua preferenza attraverso il telefono: tradizionalmente l’utente si esprimeva attraverso una telefonata ad un numero di riferimento. Con la diffusione dei cellulari, però, è possibile votare anche tramite Sms.
Il televoto viene appaltato dalla produzione della trasmissione televisiva a società esterne esperte nella gestione di Sms e telefonate: è compito di queste società quello di immagazzinare ed elaborare i dati ricevuti. A queste società i singoli operatori telefonici fanno confluire gli sms e le telefonate ricevute. Tutto viene conservato in un “cervellone”, quando poi il televoto viene chiuso si legge il risultato che viene trasmesso allo studio televisivo. Un notaio deve garantire la correttezza dell’intera operazione.
Ogni voto ha un costo: in Italia il prezzo per un televoto è di circa 1 euro. La società che gestisce tutto il sistema invia poi al votante un Sms di conferma: nella notifica la società fa sapere all’utente che il suo voto è stato regolarmente espresso. Ognuno di questi Sms ha un ulteriore costo di 12 centesimi. Se il proprio televoto, tuttavia, è giunto fuori tempo massimo si pagano comunque i 12 centesimi del messaggio di conferma.
Il guadagno viene diviso tra gli operatori telefonici, le reti tv, il titolare del format, i produttori del programma e le società che gestiscono il televoto. Ma a trarre il maggior profitto sono gli operatori telefonici, che in media incassano tra il 40 e il 50 per cento del totale. Motivi che inducono a parlare di “business” legato a questo fenomeno.
Teoricamente il televoto è riservato solo ai maggiorenni, ma non esistono strumenti in grado di poter effettuare una corretta verifica. E proprio la mancanza di mezzi adatti alla verifica rende difficile stabilire la “validità” del televoto. Per esempio, uno dei principali limiti nell’utilizzo del televoto è rappresentato dalla possibilità del singolo votante di inviare un infinito numero di voti: il rischio concreto è che i risultati risultino alterati.
Uno dei casi più celebri di “televoto truccato” è stato rivelato da Lele Mora: in un’intervista rilasciata a “Striscia la notizia”, l’agente confessò di aver investito 25 mila euro in televoti per aiutare Walter Nudo (che era suo cliente) a vincere il reality show “L’isola dei famosi”. Anche altri partecipanti ai reality hanno candidamente ammesso che per assicurarsi “pacchetti di voti” basta poco: c’è il classico “telefono senza fili”, con parenti, amici e amici di amici allertati mediante passaparola. Ma c’è anche, a quanto pare, chi versa somme di denaro ai call center per assicurarsi un certo numero di preferenze.
Proprio il sospetto di irregolarità ha spinto il Codacons a chiedere la sospensione dei risultati del Festival di Sanremo. L’associazione che difende i diritti dei consumatori ha chiesto alla Guardia di Finanza di Sanremo e all’Autorità Garante per le Comunicazioni di sequestrare i tabulati dei televoti relativi ai primi tre classificati. Il Codacons teme che ci sia lo “zampino” di agenzie specializzate nel campo. Secondo l’associazione, la Guardia di Finanza dovrà verificare anche se le società private che gestiscono il televoto abbiano interessi o rapporti economici con alcuni dei partecipanti alla gara.
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