Dalla Cina abiti da sposa altamente cancerogeni

Pubblicato il 9 Aprile 2010 - 20:32| Aggiornato il 10 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

«Dalla Cina abiti da sposa cancerogeni»: è l’allarme lanciato dall’Associazione consumatori italiani Internet, presieduta dall’avvocato Marco Andreoli, docente di Tutela del consumo e Class action presso l’Università degli Studi di Napoli Parthenope. Secondo i dati in possesso dell’associazione, il 36% del mercato napoletano sarebbe “inquinato” da abiti da sposa provenienti dall’Estremo Oriente, venduti a un costo elevato e “contenenti sostanze tossiche e cancerogene, che causano gravi problemi di salute ai consumatori”.

L’importazione di tali vestiti è, inoltre, in forte crescita. Basti pensare che nel 2006 il 22,4% di abbigliamento utilizzato in Italia proveniva dalla Cina (pari a un +22% rispetto al 2005), mentre i prodotti tessili cinesi coprivano il 19% del mercato (+31% rispetto al 2005). «Gli abiti da sposa cinesi arrivano in Italia ad un costo bassissimo, che oscilla tra i 50 e i 100 dollari – afferma l’avvocato Andreoli – e vengono, poi, rivenduti in Italia anche a 4.000-4.500 euro.

Il dato allarmante e inquietante è che nei vestiti, prodotti dall’industria cinese, è stata accertata una forte presenza di formaldeide (o formalina), sostanza altamente cancerogena. Secondo una indagine neozelandese, risalente a qualche anno fa, la presenza di formaldeide negli abiti made in China sarebbe 900 volte superiore a quanto consentito dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Inoltre, sono state riscontrate tracce di altre sostanze nocive, come il pericolosissimo Ddt (diclorodifeniltricloroetano)».

L’Ascii, attiva sin dal 1996 e con sede principale a Napoli, suggerisce ai consumatori di farsi rilasciare dal commerciante, al momento dell’acquisto o della richiesta del preventivo, un’attestazione sulla qualità e la lavorazione del prodotto, nonché sull’origine del tessuto e sull’assenza di sostanze cancerogene, tossiche e nocive.