Comunione ai divorziati, pressioni su Papa Francesco: sì da 9 cattolici su 10

Pubblicato il 26 Aprile 2013 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA
Comunione ai divorziati, pressioni su Papa Francesco: sì da 9 cattolici su 10 (Foto Ansa)

CITTA’ DEL VATICANO – Sono 9 su 10 i cattolici che chiedono di poter ammettere i fedeli divorziati all’eucarestia. A svelarlo è il sondaggio Eurispes condotto tra i lettori di Famiglia Cristiana e Jesus, riportato da Repubblica dopo l’apertura di Papa Francesco del 25 aprile a “valutare caso per caso” la comunione ai divorziati. Anche molti vescovi sono d’accordo sull’ammettere i divorziati all’eucarestia, tra cui il arcivescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, che chiede una “Chiesa più accogliente”.

L’arcivescovo Fontana ha spiegato a Repubblica:

Vorrei che la Chiesa fosse più accogliente verso i divorziati risposati. E mi auguro trovi nuove soluzioni pastorali per andare loro incontro. So che anche Papa Francesco ha a cuore il problema perché sa bene che prima del giudizio viene la misericordia. Il Papa lavora per trovare nuove soluzioni. La Chiesa deve saper accogliere, deve concepirsi più aperta, più vicina a queste persone, perché la loro sofferenza è tanta”.

Per Vittorio Messori, scrittore cattolico e biografo di Giovanni paolo II e Benedetto XVI, una “apertura maggiore sarebbe d’aiuto”:

«Un’apertura maggiore potrebbe essere, se non una soluzione definitiva, almeno un qualcosa che aiuta». Perché, dice, «è per molte persone un dramma. Certo, non è facile. Perché la Chiesa non può contraddire la scrittura e la tradizione. Ricordo Giovanni Paolo II che, quando rispose di no all’ordinazione sacerdotale femminile, fece capire che gli dispiaceva molto. Come a dire: se dipendesse soltanto da me lo farei, ma la tradizione…»”.

La prima apertura arrivò nel 2005 ad Aosta da Benedetto XVI, che disse che un primo matrimonio contratto “senza fede” poteva essere considerato nullo. Ma in Italia in molti studiano soluzioni per i fedeli divorziati, racconta Repubblica:

“A Milano, una nota del servizio liturgico spiega che i divorziati risposati che partecipano alla Messa possono, al momento della comunione, avvicinarsi all’altare con le braccia incrociate sul petto tracciando il segno della croce senza pronunciare alcuna parola. Qualora a distribuire la Comunione fosse un ministro straordinario, questi, al posto della benedizione, si rivolgerà al fedele dicendo: «Spera nel Signore, egli ti è vicino»”.

Se in Italia la comunione ai divorziati è un tema complesso, all‘estero la situazione cambia:

“A Friburgo, in Germania, 150 preti e diaconi hanno dichiarato di dare regolarmente la comunione ai divorziati risposati. I sacerdoti — circa un settimo del clero di Friburgo, guidato dall’arcivescovo Robert Zollitsch che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca — si dicono «pienamente consapevoli» di violare la posizione della Chiesa cattolica. E ancora: «Nella nostra attività pastorale nei confronti dei divorziati risposati, ci lasciamo guidare dalla misericordia», scrivono, citando il principio “salus animarum suprema lex”(la salvezza delle anime è la legge suprema)”.

In Italia i sacerdoti non applicano ancora questo principio, ma l’apertura di Benedetto XVI allora e il discorso di Papa Francesco mostrano un’intenzione da parte della Chiesa di trovare un modo per accogliere quei fedeli che, nonostante gli sia negata la comunione, continuano a credere e vivere attivamente la propria vita religiosa.