Haiti: quella voglia di adozioni che si scontra con la burocrazia italiana

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

I loro occhi impauriti e spaesati hanno fatto il giro del mondo. L’immagine dei bambini di Haiti, feriti e impolverati, hanno fatto sciogliere il cuore di molti. E ovunque, anche in Italia, è partita una vera e propria gara di solidarietà. Una gara che si scontra con le maglie troppo intricate della nostra burocrazia.

Sono tanti, tantissimi, gli italiani che si stanno mobilitando e che ogni giorno si mettono in contatto con la Commissione per le adozioni internazionali (Cai), presieduta da Carlo Giovanardi, o con le tante associazioni che si occupano di questo tema. Ma troppo spesso gli ostacoli per chi vuole adottare un bambino di un Paese straniero sono tanti.

In un momento tragico come questo, con un’emergenza umanitaria come quella di Haiti, però, è il caso di fare qualcosa. Proprio martedì, infatti, dovrebbe riunirsi la Cai per decidere delle regole generali, il più possibile snelle ed agibili, per permettere l’adozione di bambini colpiti dal dramma del terremoto di Haiti.

La Cai dovrà dare una risposta a centinaia di famiglie italiane che si sono rese disponibili ad adottare un bimbo terremotato, come sta avvenendo un po’ ovunque nel mondo.

Secondo quanto anticipato da Giovanardi ci sarebbe in arrivo un milione di euro dai fondi destinati alle adozioni internazionali per un piano straordinario di interventi ad Haiti che, oltre ad una serie di interventi sull’isola per assistere i bambini senza famiglia sul posto, comprenderà anche un progetto per le adozioni.

La Commissione «definirà le condizioni attraverso le quali, d’intesa con gli altri Paesi, che come l’Italia già adottano bambini di Haiti, sarà possibile varare un piano straordinario per assicurare una famiglia a questi bambini anche in Paesi terzi».

Quella della Cai sarà una decisione molto importante per quanti vogliono contribuire alla salvezza dei bambini di Haiti. Basta contattare una qualsiasi delle Onlus che in Italia si occupano di adozioni internazionali per capire quanto c’è bisogno di regole precise e di procedure il più possibile semplificate.

Ascoltando, ad esempio, l’esperienza dei volontari della Onlus “Pane condiviso” di Pasian di Prato, ci si rende conto delle mille difficoltà cui deve far fronte in questo momento una famiglia che vuole adottare un bambino di Haiti.

L’associazione non è in grado di fare da tramite per adozioni o affidi, come specifica la responsabile Ivana Agosto. «Ci hanno chiamato – spiega – tantissime persone. È una dimostrazione di quanto sia grande il cuore di tanti friulani, è una cosa bellissima. Sono numerose le famiglie che hanno già figli alle quali piacerebbe adottare un piccolo scampato al sisma, chiedono come fare a portarli qua. Ma purtroppo a tutti devo dire la stessa cosa: noi non facciamo da tramite, non possiamo, non lo abbiamo mai fatto. Sono pratiche delicate e complicate, che necessitano di tempi lunghi».

«Il mio unico consiglio – aggiunge Ivana Agosto – sto scrivendo anche una lettera che spedirò alle famiglie, è quello di rivolgersi ai consultori o agli assistenti sociali dei Comuni. Oppure al Tribunale dei minori. Ecco credo che questi uffici potranno dare maggiori informazioni sulla questione. Noi in tutti questi 26 anni di impegno e di solidarietà con Haiti abbiamo sempre realizzato le adozioni a distanza, quelle sì. Ma adesso i friulani ci chiedono proprio di far venire qua i bambini, di prenderli in affido».

Al momento, però, nno si vede la luce alla fine del tunnel se è vero quanto rivelano fonti della Farnesina: non potendo accertare con sicurezza lo status dei bambini di Haiti, non sono previste in Italia iniziative per l’adozione con procedura accelerata come già accade in Francia e Olanda.

Riguardo alla situazione dei minori, sottolineano le fonti, «gli organismi nazionali ed internazionali preposti richiamano, in generale, ad un prioritario contributo di cooperazione e sostegno in loco». In particolare sulle adozioni, fanno notare le fonti, «la competente Commissione per le Adozioni Internazionali, d’intesa con le altre Autorità Centrali in materia dei principali Paesi firmatari della Convenzione dell’Aja, ha comunicato che una volta ristabilite un minimo di condizioni di normalità sull’isola e quindi individuata una Autorità di riferimento, sarà possibile verificare l’indispensabile “stato di adottabilità” degli orfani per avviare le procedure».

Quindi fino a quel momento, “di fronte all’impossibilita’ di accertare con sicurezza lo status dei bambini -sottolineano le fonti- non e’ previsto che vengano intraprese iniziative finalizzate all’adozione ne’, per le stesse ragioni, programmi di accoglienza temporanea”.